Arcaleni (IDV): “Scuola con l'acqua alla gola? Proviamo la “settimana corta”
di EMANUELA ARCALENI *
Alla fine, sembrano averli trovati i soldi utili a scongiurare l’innalzamento delle ore di lezione degli insegnanti italiani. Ci sono riusciti prima che la Commissione Bilancio della Camera reinserisse l’art.3 della Legge Stabilità (a sua volta cancellato dalla Commissione Cultura), un “regalino” che obbligava i docenti a 6 ore di lavoro in più, ovviamente gratis. Siamo ridotti a questo: al toto-scuola!
A fronte di centinaia di migliaia di insegnanti e studenti che manifestano la loro rabbia e la loro indignazione per una scuola sempre più immiserita dai tagli governativi, siamo agli escamotage, alla rincorsa dell’ultimo spicciolo per far quadrare dei conti che, con al crisi attuale, non torneranno mai. Si continua a considerare la scuola un costo e gli insegnanti lavoratori “part-time” da trattare come ai primi dell’Ottocento.
Non è affatto un paradosso: la norma in questione contiene un altro articolo che recita “le disposizioni di cui ai commi dal 42 al 44 non possono essere derogate dai contratti collettivi nazionali di lavoro. Le clausole contrattuali contrastanti sono disapplicate dal 1° settembre 2013”. Se non fosse abolito anche questo articolo, torneremmo all’epoca pre-sindacale, quando il datore di lavoro modificava unilateralmente le condizioni di lavoro, quello che il Governo-padrone ha tentato di fare.
Nessuna attenzione alla didattica, alla tanto sbandierata qualità, nessuna giustificazione che abbia almeno una parvenza di miglioramento degli apprendimenti. Del resto è ben difficile il solo provarci: a fronte di classi di 30 alunni, chiusi in aule oltre il limite della sicurezza, prive dei più elementari sussidi, con una alta percentuale di alunni con handicap lasciati ore e ore senza insegnante di sostegno, senza qualcuno che aiuti i più piccoli ad andare in bagno, con quale faccia si può evocare la qualità dell'istruzione?
Eppure il Governo lo fa, spaccia per elemento positivo l'assegnazione di due, tre, fino a quattro classi in più per insegnante. Un’operazione di cassa, una pura speculazione fatta sulla pelle degli studenti e del loro futuro. Del resto questo è il Governo che taglia borse di studio e fondi per la ricerca mentre continua ad acquistare cacciabombardieri F35.
Chissà quanti insegnanti precari si potrebbero stabilizzare cominciando a toccare seriamente banche, finanza e i “piani alti” della pubblica amministrazione. Va detto che una grossa mano, al Governo, gliela stanno dando gli stessi docenti, loro malgrado: con gli altri due scioperi in programma si avrà un risparmio enorme per le casse dello Stato.
Noi dell'Italia dei Valori abbiamo appoggiato le proteste del 10 novembre e ugualmente staremo al fianco del lavoratori della scuola pubblica nelle giornate del 14 e del 24. Ci rendiamo conto, però, che per non rendere vane le rinunce economiche che gli insegnanti si stanno sobbarcando, dovremo impegnarci con più forza per eliminare il blocco del contratto e far ritirare il testo della legge ex Aprea (che ha avuto il voto contrario solo di Idv), un provvedimento che produrrà una sistema scolastico ancor più frammentato, sotto l’egida dei privati.
A questo proposito lanciamo una proposta che, a costo zero, potrebbe produrre risparmi in vari settori, da reinvestire nella scuola stessa: dal prossimo anno organizzare le lezioni di tutti gli ordini di scuola su cinque giorni settimanali, chiudendo il sabato e tenendo aperto per due pomeriggi a settimana. Avviene già in tutte le scuole dell’infanzia e in alcune primarie e medie, oltre che in tanti Paesi europei, con successo e soddisfazione di alunni e famiglie.
Proponiamo che si avvii uno studio di fattibilità da parte del Ministero, o almeno, in via sperimentale, dalla Regione, che ne valuti l’impatto e i risparmi in tutti i settori connessi. Perché, fatta salva l’autonomia scolastica, il bene di un’intera comunità che risparmia su trasporti, inquinamento, traffico, riscaldamento, per avere più insegnanti, più carta, più risorse, non solo “non ha prezzo” ma è un investimento sul futuro.
* ResponsabileDipartimento Scuola e Formazione Italia dei Valori Umbria

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