Quasi un ternano su tre in età adulta vive con i genitori
TERNI- I servizi statistici del Comune di Terni prendendo spunto da uno studio del Censis hanno analizzato la popolazione che si colloca nella fascia d’età 24-64 anni, (che presumibilmente ha terminato i percorsi di studi ed è attiva e indipendente) e che vive con i genitori. Vale anche per Terni quanto rilevato a livello nazionale da uno studio condotto dal Censis e da Coldiretti che sintetizza e semplifica: Gli italiani sono mammoni e bamboccioni e questa tendenza è in aumento. Analizzando nel dettaglio i dati statistici si capisce però che la scelta di vivere con i genitori non è propria solo dei trentenni e quarantenni che tardano a mettere su famiglia, ma spesso è dettata da esigenze economiche o sopraggiunte necessità.
Quasi un ternano su tre in età adulta vive con i genitori. Per i maschi il valore sale al 36,3% contro il 26,6% delle figlie femmine. Sono infatti poco meno di 15.000 i residenti con età compresa tra i 19 e i 64 anni che coabitano con i propri genitori. Il particolare legame alla famiglia d’origine con tutti i benefici del caso, si pensi alla rete di aiuti vicendevoli quali la cura dei nipoti o l’assistenza al genitore anziano o malato, viene confermato se si approfondisce lo studio considerando anche i casi in cui non c’è coabitazione tra genitori e figli ma estrema vicinanza, ovvero residenza allo stesso numero civico.
In questo caso ai 15.000 si sommano altri quasi 6.000 figli che vivono accanto ai genitori (la selezione è stata effettuata considerando quelli che risiedono allo stesso numero civico ma non coabitano): sullo stesso pianerottolo, al piano di sopra, nell’altra porzione di una bifamiliare ecc. Tale soluzione è prescelta dal 9,5% dei figli, non vi sono differenze sostanziali di comportamento tra i due sessi e la percentuale cresce per le classi d’età successive arrivando all’11% se il figlio ha superato i 40 anni.
Tra i neo maggiorenni, sia maschi che femmine oltre il 74% continua a vivere con genitori, nella classe d’età tra 19 e 29 anni la percentuale ovviamente scende ma ci sono comunque il 66,5% dei figli maschi e il 60% delle femmine che rimangono nella famiglia d’origine.
Per i residenti con età compresa tra i 30 e 40 anni si osservano comportamenti differenti a seconda del sesso. Infatti mentre più della metà delle figlie femmine lascia la famiglia d’origine e soltanto il 19% continua a vivere con i genitori, per i maschi il distacco è meno marcato e quasi uno su tre continua ancora a rimanere nella famiglia d’origine.
Prendendo in considerazione anche lo stato civile, buona parte dei cosìddetti bamboccioni, è celibe o nubile ma c’è anche un 20% di questi figli che risulta coniugato ma vive con i genitori, e tra questi alcuni sono caobitanti anche con il coniuge e con eventuali figli ma una buona fetta sono separati che tornano a vivere con genitori.
In particolare tra i figli con più di 40 anni, anche se i celibi e le nubili rimangono comunque la maggioranza, se ne trovano molti coniugati. In dettaglio se per la classe d’età 30-39 si equivalgono i maschi e le femmine, è interessante scoprire che spostandosi alla classe successiva, ovvero quella dei 40-49enni, mentre le figlie coniugate che vivono con i genitori si mantengono pressappoco sullo stesso numero della classe precedente, per i figli maschi, anch’essi risultanti in anagrafe come coniugati, il valore quasi raddoppia e ciò fa presumibilmente pensare che si tratti di separati che tornano alla casa d’origine, probabilmente anche a causa degli alimenti che debbono versare alla ex moglie.

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