Scoglio è un futbologo
Cos’è un mito popolare? Canzone per il Professore.
Nel gennaio, l’11 per la precisione. 1999: Chiesa di Carignano a Genova.
Che per uno che arriva da Bolzaneto è il centro, i quartieri alti, dove stavano i ricchi. Mi ricordo la faccia della Nannini, persa tra pubblico e qualche fotografo, mentre il feretro usciva o forse entrava in Chiesa. Erano i funerali di Fabrizio De André. E dici De André e dici Genova. E’ facile, come dire pesto, macaia, mugugno, poesia, mare. E’ automatico: una folla, il popolo di Genova, che si raduna a salutare il suo cantore. Che ognuno pensa di conoscere meglio di ogni altro. Caldo e scuro, come disse qualcuno. Ma faceva freddo, tirava vento e tutto sommato si era tristi e allegri, perché il saluto era cocente nella sua forza.
Morirò cantando di Genova.
Ottobre, il 3 per la precisione. 2005: Chiesa di Carignano a Genova.
Che per uno che arriva da Milano, come emigrante genovese e deve prendersi un giorno di festa, sono sempre i quartieri alti. Mi ricordo la faccia di Onofri, che forse, anzi sicuramente era presente anche nel 1999. Ex capitano e libero del Genoa anni 80, confuso tra la folla ai funerali di Francesco Scoglio. E dire Scoglio, che era siciliano, era come dire Genoa. E’ facile come dire diagonale del rombo, ad minchiam, Dobrowolsky (uno che poteva essere un Turgenev del centrocampo), Gesù Cristo rossoblu e un Dio tutto genoano. E’ automatico: una folla, il popolo di Genoa, che si raduna a salutare il suo Professore. Che ognuno pensava di conoscerlo meglio di chiunque altro. Eretico e cialtrone, come scrisse qualcuno. Non mi ricordo che tempo fosse, forse nuvoloso, o forse c’era il sole, come sui pensieri che hanno accompagnato la corsa sotto la gradinata dopo un insperato 2-0 a quelli là.
Morirò parlando di Genoa.

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