Telecomunicazioni. 17 settembre sciopero 8 ore e presidio sotto Confindustria
Lunedì 17 settembre i lavoratori del settore telecomunicazioni saranno in sciopero per protestare contro l'atteggiamento “irresponsabile e dilatorio” di Asstel-Confindustria che, dicono i sindacati, impedisce il rinnovo del contratto nazionale scaduto a fine 2011.
Lo sciopero, di otto ore, proclamato unitariamente da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, coinvolgerà in Umbria circa 500 lavoratori e sarà accompagnato da un presidio di protesta sotto la sede della Confindustria di Perugia, a partire dalle ore 11.00 fino alle 13.00.
Inoltre, fino al 18 settembre è previsto il blocco delle prestazioni straordinarie e di tutte le prestazioni supplementari. Infine, è già in calendario una seconda data per un nuovo sciopero il 19 ottobre.
“La trattativa in pratica, si è interrotta prima di partire – spiegano Mauro Bucarini, Simona Garofano e Giovanni Baiocco per Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil dell'Umbria – e questo a causa di una arroganza padronale che si è manifestata fin dal primo incontro, quando il presidente di Asstel ha pubblicamente dichiarato 'sconcertante' l'impianto rivendicativo della piattaforma sindacale approvata, ormai un anno fa, dai lavoratori del Settore”.
Una “arroganza padronale” che, secondo i sindacati, ha continuato a manifestarsi anche negli incontri seguenti, con “l'atteggiamento dilatorio ed irresponsabile di chi fa finta di non vedere, non sentire, non parlare”.
Va ricordato che la richiesta di aumento salariale in piattaforma prevedeva 140,00 euro sui minimi tabellari nel triennio (più 20,00 euro in termini di aumento della contribuzione a carico aziende per la previdenza complementare), ma, spiegano ancora i sindacati, è una richiesta che, a distanza di tutti questi mesi, è ormai del tutto insufficiente a realizzare il pieno recupero del potere di acquisto delle retribuzioni, a fronte della crescita dell'inflazione registrata.
Per Slc, Fistel e Uilcom, il dato maggiormente preoccupante è comunque rappresentato dalla volontà delle imprese più grandi di rompere l'unicità della filiera produttiva e del Cccnl, buttando a mare 12 anni di lavoro speso a cercare di allargare il perimetro del settore, ricomprendendo al suo interno un sempre maggior numero di aziende e di lavoratori, per tornare alla situazione preesistente la nascita del Ccnl, quando le imprese sviluppavano la concorrenza commerciale utilizzando la differenza di costo del lavoro determinata dall'applicazione di più contratti nazionali.

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