di Renato Casaioli

PASSIGNANO - Una vita piena di prove anche estreme, ma spesa bene, quella di Agostino Piazzesi, i cui funerali si sono svolti ieri in un clima di commossa compostezza. Nel lontano giugno 1944 lui diciannovenne, in una notte insieme ad altri 15 compagni pescatori, portò in  salvo dalla deportazione nazista, 25 ebrei confinati dalle truppe di occupazione, nel castello”Guglielmi” situato all’isola Maggiore del lago Trasimeno al porto di Sant’Arcangelo dove erano già arrivate le truppe di liberazione. E ieri, quando dall’altare il rappresentante degli ebrei in Italia, Gustavo Reichenbak, insegnante di chimica all’Università di Perugia, lo ha ricordato con parole davvero toccanti, l’animo dei tanti presenti all’ultimo saluto, è stato scosso da un moto di trasporto.

“Coraggio e umanità – le sue parole - in difesa di un popolo ingiustamente perseguitato, tale da essere d’insegnamento per tutti”.  Il sindaco di Passignano, Claudio Belaveglia, ha ricordato con la voce rotta dall’emozione , l’amore per la libertà di questo pescatore. “Scrissi una lettera al Prefetto per insignire Agostino, dell’Onoroficenza al Merito della Repubblica Italiana”. Quella richiesta si sa che venne esaudita appena due anni dopo. Si di prove dure quel povero ragazzo, che non può essere annoverato a pieno titolo tra le file dei Partigiani, ne  ha dovuto affrontare davvero molte. Ben due figli gli sono venuti a mancare, poi la moglie. Ma non si era mai chiuso in se stesso. La sua carica umanitaria, il suo rigore civico, lo aveva spinto continuamente ad impegnarsi attraverso l’impegno politico, prima tra le fila della DC, poi in quelle del PD, in difesa della democrazia faticosamente conquistata. “Certo – sottolinea Bellaveglia - una bella lezione di civismo nei confronti dei tanti che tutti i giorni, disprezzano la Repubblica democratica”.   

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