E' morto lo scrittore statunitense Gore Vidal
A 86 anni è morto ieri lo scrittore americano Gore Vidal. Romanziere, polemista, secondo quanto ha riferito il nipote, Burr Steers, al Los Angeles Times Vidal è morto nella sua casa di Los Angeles a Hollywood a seguito di complicazioni dovute a una polmonite. Il quotidiano californiano, oltre a ricordare la sua vena polemica e iconoclasta, lo definisce parte della “coscienza nazionale”. Sempre attento alla politica, è stato un critico feroce delle amministrazioni Bush. Il suo nome completo era Eugene Luther Gore Vidal ed era nato a West Point il 3 ottobre 1925.
Dopo un paio di prove nel 1948 Vidal si fece notare con il romanzo "La statua di sale", dove un giovane americano si innamora del suo amico. Ha scritto un ciclo di romanzi storici sulla nascita e sulla crescita deflagrante degli Stati Uniti, fino alla guerra fredda: Washington D.C. (1967), Burr (del 1973), Lincoln (pubblicato nel 1984), Il Candidato (del 1976), Impero (del 1987), Hollywood (del 1990), e L'età dell'oro ( pubblicato nel 2000). E' del 1968 una satira quale “Myra Breckinridge”, storia di un uomo che diventa donna e si fa passare per la vedova di se stesso, affronta temi come la transessualità, l'omosessualità, il potere e vende moltissimo. Suo anche il romanzo “Duluth”, oltre a drammi, sceneggiature per la televisione e Hollywood.
Democratico, sempre critico su quello che viene definito l'imperialismo americano, su una società basata sulla famiglia classica, ha scritto di politica, religione, letteratura, sesso, ha suscitato spesso polemiche e nel 1993 vinse il National Book Award per il libro di saggi “United States Essays, 1952-1992. Tra le sue amicizie e conoscenze il Los Angeles Times cita tra gli altri la grande scrittrice erotica Anais Nin, Tennessee Williams, Christopher Isherwood, Orson Welles, Truman Capote, Frank Sinatra, Jack Kerouac, Marlon Brando, Paul Newman, vari Kennedy tra cui Jacqueline Kennedy Onassis e Al Gore. E riporta una sua frase: “Lo stile è sapere chi sei, cosa vuoi dire, e fregartene di tutto”.
Lo scrittore ha trascorso molti anni in Italia. A Roma, a Largo Argentina, successivamente a Ravello, sulla costiera amalfitana, che lasciò dopo che era morto il suo compagno, Howard Austen. Apparve nel ruolo di se stesso in "Roma" di Fellini. Sempre sul suo rapporto con l'Italia, alla Biennale d'arte del 2005 Francesco Vezzoli presentò un filmato a forte e provocatorio contenuto sessuale, "Caligola", come un trailer di un film immaginario ispirato al dramma di Vidal, remake dell'omonima pellicola di Tinto Brass che aveva in origine una sceneggiatura del romanziere-saggista americano ma poi il regista lo modificò al punto che Vidal cancellò il proprio nome.
Da ricordare che Vidal fu estremamente critico sul comportamento della Casa Bianca riguardo all'11 settembre 2001. A suo parere i servizi segreti sapevano degli attentati e per corroborare la sua opinione osservò che il ritardo nella difesa aerea e nella reazione militare avrebbero dovuto provocare uno sconquasso ai vertici dello Stato, mentre tutto si risolse in una inchiesta. Il narratore teorizzò che l'amministrazione Bush in realtà permise quegli attentati in modo da scatenare una guerra per mettere mano e controllare in modo più stringente i pozzi petroliferi asiatici.

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