Nota di Adriano Sgrò

Il rigore e l'austerità imposti al nostro paese sono figli di ricette sbagliate per uscire dalla crisi. Derivano da analisi sballate che nessun economista riesce più a giustificare. Le manovre, inique e depressive, finiscono per abbassare la ricchezza del paese e alimentano il divario tra debito pubblico e pil. Peraltro, la demonizzazione del debito pubblico è artatamente costruita per un progetto di tipo classista che serve a mantenere la divaricazione esistente nella distribuzione della ricchezza. Lo Stato ha ceduto quindi la propria sovranità monetaria, quella politica verso organismi antidemocratici quali Bce e Fmi e Consiglio d'Europa, quella fiscale con la rinuncia alla progressività per l'imposizione fiscale.

La mancata lotta all'evasione, la rinuncia all'imposizione fiscale sulle transazioni finanziarie e la volontà di non istituire tasse patrimoniali sui grandi patrimoni sono concepite a suggello della più colossale azione classista del sistema. A fronte di una delle più grandi crisi del capitale, i politici, ingarbugliati in una vorticosa lotta di potere, rinunciano a presentare il conto ad un sistema oramai al collassso. E, quindi, pensano di soccorrere le banche che con il debito privato hanno creato la crisi, affamando cittadini,lavoratori e pensionati che la stanno subendo dall'inizio.

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