Intendo esprimere non solo la dovuta vicinanza umana alla famiglia del lavoratore della Proma di Umbertide morto sul lavoro, ma anche lo sdegno per una contabilità del dolore, dell’ingiustizia, dello sfruttamento e del profitto sulla pelle dei deboli che in questi 7 mesi del 2012, in Umbria, ha fatto già registrare 12 morti sul lavoro. Questi lavoratori scomparsi sono un atto di accusa chiaro ed inequivocabile contro un modello di sviluppo che ha relegato i diritti e le tutele nel magazzino dei “ reperti scomodi “ e ha portato alla situazione più assurda immaginabile : il lavoro, prima fonte di vita per l’uomo , diventata una delle prime cause di morte . Non solo i morti sul lavoro, ma anche i morti a causa del lavoro sono ormai un’ecatombe, tra malattie professionali, stress, supersfruttamento. E’ ora di rimettere al centro un’azione sinergica, istituzionale e della parti sociali , per diffondere al massimo la cultura della sicurezza del lavoro, ma prima ancora di ciò ( che è e resta importante, perché ognuno deve fare la sua parte, sempre ) va cambiato il modello di sviluppo : finchè ci sarà la rincorsa sfrenata al profitto, finchè i ritmi di lavoro saranno quelli che in molti casi sono oggi, fino a che con la scusa della crisi si comprimeranno i diritti , le garanzie conquistati a prezzo di dure lotte, sovente sanguinose, saremo sempre dinanzi a simili episodi, tragici segnali di un mondo “ alla rovescia “ in cui si va lavorare per vivere e si muore, invece, proprio a causa del lavoro. Le “ anime belle “ di un preteso riformismo che è e resta, invece , conservazione e restaurazione del capitalismo ottocentesco, riflettano su un fatto : PD e PDL, in un’ “ Union sacree “ antipopolare e reazionaria, di cui il Governo Monti è semplicemente espressione, hanno di fatto cancellato l’Articolo 18. Nemmeno il Governo Berlusconi era arrivato a tanto ! Ebbene, con l’abolizione dell’Art. 18 le condizioni di sicurezza dei lavoratori peggioreranno drammaticamente, perché la logica del ricatto andrà a colpire ancor più di ieri chi, in primo luogo, si batte per i diritti e le tutele sul posto di lavoro . Quale lavoratore oserà più alzare la testa contro la nocività del suo ambiente di lavoro o l’assenza di misure di protezione in cantieri e reparti ? Come potrà far ciò, davanti a sistematiche minacce di licenziamento non più frenate dal principio della “ giusta causa “ ? E’ così che si intende accrescere la cultura della sicurezza del lavoro , sulla quale poi ipocritamente si realizzano melensi spot pubblicitari ? Con una mano ( quella che firma leggi e decreti ) si uccidono i lavoratori , con l’altra si confezionano pubblicità e campagne informative che potrebbero essere utili solo a patto di rimettere in discussione il sistema di produzione. No ! Non è questa la prospettiva giusta e chi si candida a costruire il “ Partito del lavoro “ in un Paese in cui la sinistra è evaporata, non può che lavorare perché altri siano gli orizzonti.

IL CAPOGRUPPO DEL PRC IN PROVINCIA

LUCA BALDELLI 

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