PERUGIA - Per l'economia dell'Umbria, ha registrato un 2011 a due velocità e di ristagno, il rapporto della Banca d'Italia, presentato stamani a Perugia, nella sede della scuola di automazione per dirigenti bancari. Secondo lo stesso rapporto, occorre recuperare cinque punti di Pil regionale per tornare ai livelli pre-crisi.

“Dopo i lievi segnali di ripresa che hanno caratterizzato la prima parte dell'anno - ha affermato il direttore della filiale di Perugia di Bankitalia, Antonio Carrubba - il riacutizzarsi delle tensioni sui mercati finanziari ha contribuito, a partire dall'estate, a un marcato rallentamento, più rapido negli ultimi mesi dell'anno”.

Per quanto riguarda il Pil l'Umbria, “questo veniva da un 2010 di ripresa, mentre nell'ultimo periodo, dopo un lieve recupero all'inizio del 2011, ha ristagnato”. Le stime indicano un aumento del Pil regionale dello 0,3%, sostanzialmente in linea con la media nazionale, ma secondo quanto sottolineato nel corso della presentazione, “restano ancora da recuperare cinque punti per tornare ai livelli pre-crisi”.

Nell'industria umbra, il fatturato a prezzi costanti ha segnato una crescita modesta nel 2011 e per l'anno in corso le attese delle imprese prefigurano un calo dell'attività economica. Dai risultati delle indagini condotte tra marzo e aprile dalla Banca d'Italia, analizzando 650 imprese con 31.000 occupati con la collaborazione delle sedi regionali delle principali associazioni di categoria, viene evidenziato come nell'industria, per 2011, il fatturato a prezzi costanti ha segnato una crescita modesta, restando comunque al di sotto dei livelli pre-crisi.

Come sottolineato questa mattina - nel corso della presentazione del rapporto Bankitalia sull'economia umbra - da Riccardo Bonci, titolare del nucleo di ricerca economica della Banca d'Italia che ha presentato nel dettaglio i dati del rapporto, grazie al recupero della domanda estera (“nel corso dell'anno le esportazioni regionali sono cresciute del 13,6%, tornando sui valori pre-crisi) l'andamento è risultato migliore della media per le imprese più aperte ai mercati esteri. A beneficiare quindi di una migliore dinamica del fatturato nel 2011 sono state le imprese che all'insorgere della crisi avevano messo in atto opportune strategie per sostenere le vendite, come l'internazionalizzazione o il miglioramento qualitativo dei prodotti.

Un grande fattore di svantaggio, da quanto si legge dallo studio, rimane quindi il basso numero di imprese umbre che esportano.

Analizzando i vari settori, al lieve calo delle vendite rilevato nel comparto dei metalli si è contrapposto l'aumento nella meccanica, nel tessile e abbigliamento e nell'industria alimentare, con quest'ultima che rappresenta circa il 12% di valore aggiunto della regione.

Il rapporto di Bankitalia mette poi in luce come non siano emersi segnali di una ripresa dell'attività di investimento. Condizionate dal deterioramento del quadro congiunturale osservato negli ultimi mesi del 2011, per l'anno in corso le attese delle imprese prefigurano un calo dell'attività economica.

In particolare, tra le aziende più piccole (con meno di 20 addetti) sono in maggioranza quelle che non prevedono di poter tornare ai livelli di fatturato pre-crisi entro i prossimi due anni.
 

Leggero incremento del turismo, continuano le difficoltà nel settore edilizio - Mentre nel terziario l'attività economica ha ristagnato, con un leggero incremento per il settore del turismo, continuano le difficoltà delle imprese edili. 

Con domanda debole e problemi di accesso al credito, anche le prospettive per il 2012 sono negative per il settore delle costruzioni. Il documento evidenzia nel dettaglio anche le continue difficoltà per le imprese delle costruzioni, con livelli produttivi ridotti nel 2011, per il quarto anno consecutivo. A condizionare l'andamento ancora negativo è stata, negli anni precedenti, la debole domanda privata oltre al calo degli appalti pubblici. Nell'edilizia residenziale, in particolare, l'attività dello scorso anno è stata frenata anche dalla maggiore selettività delle banche nella concessione dei mutui. Sono diminuite ancora le compravendite e i prezzi delle abitazioni si sono ridotti di circa il 2% in termini reali. Secondo un campione di imprese del comparto, prese in esame dall'indagine, le prospettive per il 2012 restano negative, risentendo soprattutto delle attese sui lavori pubblici, “considerato - ha affermato il titolare del nucleo di ricerca economica della Banca d'Italia, Riccardo Bonci - anche che le opere per il collegamento viario del Quadrilatero Umbria-Marche coinvolgono solo marginalmente le imprese locali, penalizzate dalla ridotta dimensione”. 

Per quanto riguarda il terziario, i due terzi degli esercizi commerciali (risentendo della debolezza del reddito disponibile e dell'elevato grado di incertezza che caratterizza il clima economico generale) hanno rilevato un calo delle vendite, più marcato per le aziende di minore dimensione. Invece, seppur in misura modesta, il fatturato complessivo del turismo è aumentato nel 2011. Buone notizie quindi per le imprese del settore, ma non per tutte. Infatti, sono state soprattutto quelle della fascia medio-alta, in grado di offrire una gamma di servizi più ampia, ad aver beneficiato della ripresa dei flussi in arrivo e dell'aumento della spesa dei visitatori stranieri (+20%).

Occupazione Umbria +0,4%, ma continua a scendere quella giovanile - Per quanto riguarda il mercato del lavoro in Umbria, i dati presentati stamani dalla Banca d'Italia mettono in mostra l'accentuazione del divario tra le classi di età. Alla sostanziale stabilità dell'occupazione complessiva (cresciuta solamente dello 0,4% rispetto al 2010) si è infatti contrapposta l'ulteriore riduzione degli occupati tra i 15 e i 34 anni. Il tasso di occupazione dei giovani laureati umbri è invece elevato (73%), anche se qui l'indagine mette in mostra il fatto che questi sono però molto spesso “sottoutilizzati” all'interno del sistema produttivo regionale. E nel confronto nazionale, in Umbria è particolarmente elevato il grado di sottoutilizzo delle risorse più qualificate: quasi un terzo dei laureati con meno di 35 anni risulta impiegato in professioni a bassa o nessuna qualifica. Inoltre, l'elevato ricorso alla cassa integrazione guadagni ha mantenuto stabile il tasso di disoccupazione al 6,6%, che “sebbene in lieve calo rispetto al 2010 (-3,3%) è comunque ancora elevato”.

Brusca frenata del credito bancario - Secondo il rapporto della Banca d'Italia sull'economia umbra, nel 2011 il credito bancario, che nella prima parte dell'anno era cresciuto più della media nazionale, negli ultimi mesi ha rallentato in maniera molto evidente: a fine anno il tasso di crescita dei prestiti si è infatti annullato (0,1% su base annua, dal 4,2% di fine 2010). Un rallentamento del credito che si è accentuato anche nei primi quattro mesi del 2012. In particolare, per quanto riguarda ancora il 2011, i prestiti alle imprese si sono ridotti dello 0,8%, mentre i finanziamenti alle famiglie, pur in rallentamento rispetto al 2010, hanno continuato a crescere (2,2%). Inoltre, a fine 2011 il credito erogato dalle banche appartenenti ai primi cinque gruppi nazionali è diminuito del 2,8% su base annua, contro la crescita del 3,6% delle altre banche. 
L'indagine di Bankitalia mostra anche un rallentamento (dal 7% al 5,8%) delle erogazioni relative ai mutui per l'acquisto di abitazioni, con i contratti a tasso variabile che sono rimasti preponderanti anche in virtù del minor costo rispetto al tasso fisso. Da segnalare anche la diminuzione dei mutui concessi a giovani e stranieri e l'aumento invece della quota di mutui di importo elevato. Mentre gli indicatori prospettici segnalano anche per il futuro la “probabile” prosecuzione del deterioramento del credito, la qualità di quest'ultimo, soprattutto alle imprese, nel 2011 ha continuato a risentire dell'indebolimento dell'attività economica. Il flusso di sofferenze sui prestiti al settore produttivo è aumentato dal 2,5% (fine 2010) al 3,1% (fine 2011), in particolare nel caso dei finanziamenti alle imprese edili (con punte anche del 6%). 
Infine, per quanto riguarda la raccolta bancaria, i conti correnti delle famiglie si sono ridotti per tutto il 2011, con un meno 9% relativo a marzo 2012 e con un recupero nei mesi recenti solo relativamente ai depositi.

Marini: la crisi non si supera senza politiche di stimolo - “In assenza di politiche pubbliche in grado di favorire, stimolare, accompagnare lo sviluppo e la crescita, sarà difficile superare la grave crisi economica che investe l'Europa, l'Italia e, dunque, anche l'Umbria”: è quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, nel corso del suo intervento di chiusura dell'iniziativa di Banca d'Italia, stamani a Perugia, di presentazione del Rapporto annuale sullo stato dell'economia in Umbria. 

Rivolgendosi a tutti i rappresentanti delle istituzioni regionali, del mondo dell'economia, dell'industria, delle organizzazione sindacali presenti alla illustrazione del Rapporto, la presidente Marini ha ricordato che “qui tutti insieme abbiamo un unico obiettivo: come contribuire, ciascuno per la propria parte, a far ripartire economia e sviluppo e, quindi, il benessere della nostra comunità”. “Occorrono grandi cambiamenti - ha proseguito la presidente - da parte di tutti. Mai come in questo momento è necessario evitare che ciascuno si chiuda nel suo recinto, ma anzi si deve avere la forza di confrontarsi, di capire le ragioni dell'altro”. 
Per la presidente, la crisi economica impone nuove politiche ad ogni livello, da quello europeo, a quello nazionale e regionale: “in questi anni - ha detto - forse l'Europa nel suo insieme ha sbagliato ad avere un approccio finanziario e di esclusiva logica di mercato alla 'governance' europea, non considerando l'altra gamba fondamentale su cui deve poggiarsi la stabilità dell'euro, ovvero la 'governance' politica. Ora, dunque, dobbiamo essere pronti a cedere un po' di sovranità nazionale affinché si possa dare all'Europa la possibilità difendere non più e non solo il mercato unico, ma la nostra moneta unica”. 
Riferendosi poi al tema della spesa pubblica (nel Rapporto di Banca d'Italia si evidenzia la positiva tenuta dei conti pubblici, in particolare nella sanità, della Regione Umbria) la presidente Marini ha affermato che “non basta più tenere i conti in ordine, in quanto in futuro dovremo continuare a fare ciò che facciamo bene ora, ma con molte meno risorse. Da qui la nostra scelta di andare verso riforme strutturali, da quella del sistema sanitario a tutte le altre riforme relative all'assetto istituzionale regionale, grazie alle quali - ha concluso la presidente - potremo recuperare quelle risorse necessarie da destinare a nuove politiche di investimenti pubblici che possano generare crescita e sviluppo”.
 

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