Relazione alla conferenza regionale per il lavoro del Pd Umbria
di Valentino Filippetti
PERUGIA - La Conferenza per il Lavoro che si terrà a Napoli il 15 e 16 giugno ha un obiettivo preciso, quello di indicare le strade per invertire la tendenza che ha visto in questi ultimi decenni in Europa e nel Mondo penalizzare il lavoro.
I governi di centro destra che si sono succeduti negli anni non solo non hanno contrastato queste politiche ma hanno operato per un progressivo smantellamento del compromesso sociale che aveva nella redistribuzione fiscale il cardine fondamentale.
Dietro lo slogan AVANTI, ARRICCHITEVI si è operato uno straordinario travaso di ricchezza dal lavoro alla rendita che ha fatto pochi ricchi e tanti meno abbienti.
Le politiche di austerità, con la scusa di colpire gli sprechi ( che pure ci sono e sono stati realizzati per ottenere consenso politico), in realtà hanno via via smantellato tutti quei canali che permettevano di fare arrivare risorse verso l'impresa diffusa e massa dei cittadini.
Inoltre le scelte scellerate dei mancati investimenti nella ricerca, aver mandato alla deriva la scuola e alimentato la frantumazione produttiva e la delocalizzazione hanno finito per pregiudicare seriamente il futuro e ci spingono gradualmente fuori dalla cerchia dei paesi più avanzati.
Ma queste sono le cose che con maggiore o minore forza abbiamo sempre contrastato. Dobbiamo dire e rivendicare che quando siamo stati al Governo abbiamo cercato di invertire la rotta come nel caso del piano Bersani per ITALIA 2015.
Ma non l’abbiamo fatta e solo la paura del crollo definitivo ha spinto Berlusconi a dimettersi e una parte delle forze moderate ad abbandonare la loro antica ostilità verso il centro sinistra , accettando di lavorare con noi per salvare l’Italia.
Così è nato il Governo Monti.
Ma si è capito subito che non bastano le persone per bene, che non era solo un problema di tagli e di austerità, ma necessitavano cambiamenti profondi, una nuova struttura del potere, che rimettesse al centro il lavoro, un nuovo modello sociale e di sviluppo.
Proporsi questi obiettivi dopo anni di ubriacatura neoliberista è quanto mai arduo. Ma piano piano un vento nuovo comincia a spirare in Europa, come dimostrano le recenti tornate elettorali nel Vecchio Continente.
Il PD , che rimane la principale per certi versi unica forza organizzata della sinistra, è chiamato a contribuire a questa svolta e per farlo deve fare scelte coraggiose.
La sbornia neoliberista ha lasciato il segno e sono troppi i quadri cresciuti all'ombra del maggioritario che hanno pensato e praticato la ricerca del consenso affidandosi esclusivamente alla leva della redistribuzione delle risorse pubbliche.
Com’è evidente il nostro distacco dalle forze produttive, dal mondo del lavoro e dell’impresa.
Ma la scelta di Bersani di mettere al centro dell’iniziativa politica del Pd il Lavoro comincia a dare i suoi frutti.
Bisogna continuare su questa strada , ristrutturare il PD per farne una forza popolare, realmente radicata nel mondo del lavoro e della produzione.
Questo comporta scelte che investono la struttura del partito, la sua vita democratica, le sue scelte politiche.
La Conferenza per il Lavoro è stata convocata con questi obiettivi : spostare l’asse politico del Governo verso lo sviluppo, una maggiore equità sociale, un impegno concreto per affrontare la disoccupazione giovanile e femminile.
Ma al tempo stesso un’occasione per sfuggire al dibattito stucchevole sulle alleanze, sulle regole.
In Italia, come in Umbria, la politica recupererà attendibilità e accelererà le riforme, se la classe dirigente fornirà prova dei suoi valori etici; concretamente se il vincolo etico a un progetto politico varrà più di qualunque tattica, di qualunque interesse partitico.
Le politiche sul lavoro e lo sviluppo saranno le cartine di tornasole di questa volontà.
Nel preparare questa Conferenza abbiamo fatto molti incontri sul territorio, nelle aziende in crisi, su molti temi centrali per la nostra Regione.
Abbiamo trovato un grande disagio, difficoltà serie e la richiesta di concretezza e celerità nelle scelte. Il sentimento contraddittorio, quasi schizofrenico sul Governo Monti rappresenta molto bene questa situazione.
Da una parte la contestazione sulle misure più dure e inique come quelle sulle pensioni e dall’altro la speranza che tutto questo possa evitare una deriva greca.
Senza avventurarsi in analisi generali che già sono forniti dal documento nazionale cerchiamo di concentrarci sull'Umbria.
Per anni il nostro consenso è venuto dalla capacità di accompagnare la grande trasformazione che ha visto centinaia di migliaia di lavoratori provenienti dalle zone rurali cambiare non solo residenza ma attività, collocazione sociale, cultura.
Tutto questo ha voluto dire scuola, servizi sociali, piani regolatori adeguati, zone artigianali, sostegni alle imprese artigiane, ma anche associazioni sindacali e professionali, consorzi.
Parallelamente, soprattutto dopo la nascita della regione è cresciuta enormemente il comparto pubblico impiego legato a Regione, Provincie, Enti Locali, Comunita Montane e Sanità.
Non è difficile dire oggi che si è esagerato e che le risorse destinate a questo comparto vanno ridotte, riqualificando la spesa, aumentando la produttività e semplificando le procedure.
Parto da qui perché il nostro ruolo di governo e soprattutto la nostra responsabilità politica generale non ci permettono più dilazioni. Non è più tempo di aggiustamenti.
Nei tanti incontri che abbiamo fatto da un anno a questa parte con lavoratori delle aziende in crisi.
( purtroppo moltissime), con gli artigiani, i piccoli commercianti, gli operatori del turismo, gli agricoltori abbiamo sentito una disperata richiesta di aiuto che per essere raccolta ci impone scelte radicali.
Per questo la tele novela sul riordino istituzionale non può continuare a occupare le nostre riunioni e le pagine dei giornali.
La scelta è stata fatta e indica come soggetti fondamentali delle politiche locali Regione e Comuni. Certamente bisogna accelerare il processo di aggregazione tra i Comuni, mentre nella Sanità non servirebbe neanche una struttura intermedia se non lo imponesse la legge, basterebbero i dipartimenti regionali e i distretti territoriali.
E’ chiaro che ci vuole un governo generale dei processi su base regionale e che coltivare le spinte localistiche e campanilistiche ci porterà fuori strada..
Allo stesso tempo sul piano locale non si può continuare a seguire il governo sulla strada della tassazione : IMU, Tassa di soggiorno turismo, addizionali varie.
Siamo arrivati a un livello di pressione fiscale insostenibile sia per i cittadini sia per le imprese.
L’Umbria sta cambiando e purtroppo in modo diverso da come vorremmo.
E’ in discussione la base industriale della Regione, quella che ha assicurato negli ultimi decenni occupazione e benessere e al tempo stesso ha tenuto l’Umbria dentro i grandi processi produttivi internazionali.
Merloni, Polo Chimico, Acciaierie di Terni sono state un pezzo dell’industria nazionale ed europea.
Oggi stanno vivendo una crisi grave e un futuro incerto e con loro le medie imprese collegate.
Ma ancor più difficile è la situazione delle piccole e micro imprese, falcidiate dalla crisi, abbandonate dalle banche e con commesse pubbliche dai pagamenti geologici.
Sappiamo che una svolta può venire solo da un cambiamento della politica europea e nazionale.
E’ necessario rilanciare la domanda interna e forti investimenti pubblici che permettano di elevare il capitale umano e la dotazione infrastrutturale .
Ma tutto ciò deve avere un’anima, deve nascere innanzi tutto nella testa delle persone.
E sta qui il ruolo della politica che deve immaginare il futuro e non inseguirlo.
Nei comparti strategici dell’Economia Umbra i posti di lavoro continueranno a diminuire.
Questa tendenza generale in Umbria ha colpito soprattutto l’industria chimica, la siderurgia, la produzione di elettrodomestici e continuerà nel futuro.
Le imprese che si sono affermate nei nuovi settori sviluppatisi negli ultimi anni, come le telecomunicazioni, non sono riuscite a sostituire i posti di lavoro persi.
L’aumento enorme dell’edilizia ha certamente assorbito manodopera ma spostando risorse verso la rendita e producendo un consumo del suolo ormai a livello di guardia.
Per questo dobbiamo battere nuove strade far nascere nuovi posti di lavoro nell’economia locale.
La nostra Regione già sta dando un contributo importante che va sostenuto con un’adeguata iniziativa politica e sociale.
La strategia deve essere quella di offrire condizioni favorevoli per lo sviluppo di settori che anche in futuro offriranno lavoro retribuito come la green economy, le biotecnologie, la conservazione dei beni culturali, il turismo dolce, i servizi alla persona, l’agricoltura a basso impatto ambientale, la comunicazione, i servizi informatici.
In poche parole uno sviluppo sostenibile basato sulle nostre risorse e che punti sulla crescita del capitale umano.
Vi sembreranno delle proposte pleonastiche ma guardando i piani per l’offerta formativa delle scuole e l’impiego delle risorse per la formazione professionale da parte delle Province vediamo quanto siamo lontani dalla realtà.
Il Centro Sinistra in Umbria ha aperto la legislatura con idee molto chiare al riguardo e ha già compiuto scelte importanti.
Molte solo le scelte di medio periodo messe in campo sia sul piano dello sviluppo che in quello dell’occupazione.
I primi risultati sono incoraggianti come quelli relativi al contrasto della precarizzazione del lavoro e per incentivare l’utilizzo dei giovani neolaureati.
Come và dato atto alla regione che si stà affrontando seriamente il riordino istituzionale, la riorganizzazione della macchina pubblica e la semplificazione dei procedimenti amministrativi.
Ma l’impressione è che le resistenze siano molto forti e il percorso troppo lento.
La crisi stà accelerando e molti sono gli indicatori che ci segnalano le difficoltà.
Uno dei dati piu’ preoccupanti è la tendenza alla riduzione della spesa per l’istruzione da parte delle famiglie umbre.
Siamo passati dal 0,9% su una spesa media mensile di 2.498 € del 2006 al 0,7% su una spesa media mensile di 2.139€ del 2010. E crediamo che la tendenza negativa sia continuata.
E’ un dato che preoccupa molto di più dell’esiguità degli investimenti in Ricerca e Sviluppo da parte delle imprese.
Infatti se un brevetto si può comprare, la riduzione di massa dell’istruzione produce danni di lungo periodo.
Passare dalla regione più scolarizzata a una posizione intermedia significherebbe un grave colpo al capitale sociale dell’Umbria.
Da qui le nostre proposte che chiedono urgenza, spingono per accelerare la semplificazione e lo snellimento della Pubblica Amministrazione, politiche industriali avanzate a cominciare dai settori controllati dal pubblico ( trasporti, ciclo delle acque, gestione dei rifiuti), qualificazione degli incentivi.
In particolare proponiamo :
1) revisione del sistema di formazione continua e formazione–lavoro al fine di renderlo più coerente alla programmazione economica e alle caratteristiche sociali e produttive della regione; potenziamento dei servizi pubblici per conciliare lavoro e maternità; detrazioni fiscali eo tariffarie per le mamme lavoratrici; superamento della barbarie delle “dimissioni in bianco”; promozione del congedo di paternità.
2) legge regionale di tutela e valorizzazione della piccola e micro impresa, accompagnata da politiche attive improntate a criteri fortemente selettivi per la creazione di nuove aziende e nuove professioni nell’ambito della green economy e dei settori ad alta tecnologia.
3) defiscalizzazione per i primi tre anni - con riferimento agli oneri regionali, provinciali, comunali - per le attività di impresa avviate in Umbria da giovani under 35, in specie nei comparti citati al punto 2; ulteriore slancio all'imprenditoria femminile tramite politiche integrate e multisettoriali.
4) utilizzo dei fondi FAS (213 milioni di euro non interamente vincolati e in parte destinati alle aree svantaggiate); attivazione di strumenti a sostegno dell’emergenza economica e sociale; adozione per i lavoratori delle aziende in crisi (lavoratori in mobilità, cassa integrazione, licenziati) di provvedimenti simili a quelli adottati in occasione dell’emergenza post sisma 1997, coinvolgendo in un patto solidale Governo, istituzioni locali, istituti di credito e di previdenza.
5) Riforma e ridefinizione della missione dei soggetti regionali preposti allo sviluppo (Gepafin e Sviluppumbria).
6) Rafforzamento degli strumenti di governo del mercato del lavoro e delle politiche destinate a favorire l’occupazione, l’occupabilità e la buona occupazione.
- -attraverso il potenziamento sistema dei servizi per l’impiego , il raccordo tra sistema pubblico e privato dei servizi per la formazione e ridefinendo il ruolo dei diversi attori pubblici che operano nel mercato del lavoro e/o utilizzano le risorse del FSE –
- la revisione del sistema di formazione continua e di formazione lavoro al fine di renderlo più coerente alla programmazione economica e alle caratteristiche sociali e produttive della regione , implementando l’utilizzo individualizzato i strumenti di politiche attive: in stretto collegamento tra i fabbisogni delle imprese e l’intervento di formazione professionale
- il coordinamento e la coerenza delle attività realizzate dalla Regione e dalle Province con quelle realizzate attraverso i fondi interprofessionali: in un approccio di sistema e di governo che tengano conto di tutti i possibili target di beneficiari presenti nel mercato del lavoro
7) Potenziamento dei servizi pubblici per conciliare lavoro e maternità e implementazione delle politiche di condivisione familiare ;
8)Realizzazione di una rete regionale di telecomunicazione integrata, capace di mettere a sistema le diverse esperienze comunicative sparse nel territorio, finalizzata a connettere amministrazioni, enti del sapere e della ricerca, piccola e media impresa. Una vasta opera di infrastrutturazione immateriale può infatti rappresentare per una regione piccola come la nostra un'importante chiave di volta.

Recent comments
12 years 12 weeks ago
12 years 12 weeks ago
12 years 12 weeks ago
12 years 12 weeks ago
12 years 12 weeks ago
12 years 12 weeks ago
12 years 12 weeks ago
12 years 12 weeks ago
12 years 12 weeks ago
12 years 12 weeks ago