PERUGIA - Si è tenuto, presso la sede dell'Associazione stampa umbra, aderente al sindacato nazionale dei giornalisti Fnsi, un incontro tra giornalisti umbri e il coordinatore nazionale della commissione lavoro autonomo, Maurizio Bekar. Presenti all'incontro - riferisce una nota dell'Asu - anche alcuni membri del direttivo regionale dell'Asu e consiglieri della commissione nazionale freelance.

Al centro della discussione sono stati i problemi e la condizione di una componente oggi largamente maggioritaria del mondo del giornalismo, quella appunto dei freelance, costretta a rapporti di lavoro caratterizzati da precarietà e incertezza occupazionale, bassi livelli retributivi, mancata applicazione o violazione dei contratti di assunzione e lavoro.

L'impegno assiduo del sindacato dei giornalisti per tutelare e migliorare le garanzie e lo status dei colleghi “non garantiti” si è, tra l'altro, concretizzato nei principi e nei contenuti della Carta di Firenze, nella richiesta e nel sostegno alla proposta di legge parlamentare sul compenso minimo o “equo compenso”, nella disponibilità a verificare la possibilità di rappresentanze specifiche dei freelance nelle trattative sindacali e nel riconoscimento della esigenza di instaurare un controllo sindacale sulla pratica delle collaborazioni esterne nelle redazioni, per evitare irregolarità o abusi.

Tra i temi è emersa anche la problematica relativa ai colleghi giornalisti dell'immagine (foto e videogiornalisti) prevalentemente in regime di partite iva. Questi colleghi hanno l'obbligo, insieme gli altri collaboratori giornalisti, del versamento dei contributi previdenziali alla cassa dell'Inpgi 2.

I convenuti alla riunione - continua la nota - hanno preso atto con soddisfazione della recente sottoscrizione del Protocollo di intesa Asu, Fnsi, Anci e Upi sugli uffici stampa degli enti locali, protocollo che va ora applicato e che può consentire, in una ottica di espansione dei servizi di comunicazione pubblica e di “organizzazione” della domanda e dell'offerta, di stabilizzare le situazioni di precarietà e aprire nuove opportunità occupazionali ai giornalisti disoccupati.
 

Condividi