L'editoriale di Gian Filippo Della Croce - Lunga vita a Monti
di Gian Filippo Della Croce
PERUGIA - “Il potere non ha bisogno di giustificazioni in quanto è inerente a ogni comunità politica, ciò di cui ha bisogno è la legittimità”, queste parole di Hannah Arendt sono di una attualità sconvolgente nell’attuale panorama politico del nostro Paese, dell’Europa e della globalizzazione mondiale. Di quale legittimità può vantarsi il potere finanziario che in questo momento regola le sorti del mondo? E di quale legittimità può vantarsi un governo nato dalle esigenze dello stesso potere finanziario per assimilare un paese alle esigenze dello stesso potere? La questione della legittimità è dirimente perché essa deriva negli stati democratici direttamente dai cittadini perché è soltanto la loro volontà che legittima questo o quel governo. Ora il governo attualmente in carica in Italia non è stato legittimato dalla volontà popolare ma da quella di un sistema politico ed economico in forte crisi di identità e di valori, utilizzando tra l’altro gli strumenti caratteristici del governo democratico legittimato dai cittadini, cioè il Parlamento. Siamo perciò in questo momento in una situazione che di fatto va ben oltre la democrazia, che di fatto viene sospesa, in quanto essa non può che essere frutto di una manifesta volontà dei cittadini, nel caso del governo Monti, inesistente. Quindi Monti e il “montismo”, non può che essere inteso come il tentativo di legittimare quello che legittimo non è, magari attraverso il tarocchismo dei sondaggi di opinione, alla luce di ciò che il sistema capitalistico (dichiarato ormai da quasi tutti insostituibile) ci sta rivelando, cioè una crisi profonda e irreversibile, dove lo stesso sistema tenta di salvare se stesso al di là delle regole della democrazia liberale che per tanto tempo lo hanno rappresentato. Di fatto il sistema è vicino al collasso, ma può ancora salvarsi, a spese del modello democratico, che i fatti rivelano inadeguato ad affrontare in tempi rapidi i cambiamenti globali e quindi si rende vulnerabile a soluzioni “neutrali”, che ristrutturino il sistema al di là dei partiti e dei modelli elettorali. La soluzione è quella che di fatto ogni giorno il “montismo” più o meno chiaramente ci propone: una sospensione della democrazia, su un modello che più o meno evoca quello usato da Bush per combattere il terrorismo dopo l’attentato alle torri gemelle. Per questo, come diversi analisti vanno sostenendo Monti non cadrà e sopravviverà a se stesso, in quanto non è ne di destra ne di sinistra in un momento nel quale, nel nostro Paese, queste due categorie politiche si distinguono sempre meno e come scrive Vito Laterza: Monti non ha bisogno di essere rappresentativo di un blocco sociale specifico, perché è una forza indipendente e autopropulsiva, allineata con gli attori della finanza , dei mercati e della politica, vale a dire coloro che operano dietro la rappresentanza democratica incidendo e dettando le condizioni , determinando di fatto il prezzo del pane, ma anche i modelli di produzione.
Forse una reale possibilità di mettere in crisi quello che sembra ogni giorno di più un governo destinato a durare può venire dalla marea montante e indistinta dell’inquietudine di massa che sta montando nel Paese e di cui tentano di farsi interpreti movimenti e leader dell’ultima ora, ma che di fatto non è al momento rappresentata realmente da nessuno e potrebbe continuare ad esserlo, di fatto consentendo al “montismo” di vivere e ancora a lungo e di continuare il suo lavoro.




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