L'editoriale di Gian Filippo Della Croce - L'antipolitica
di Gian Filippo Della Croce
PERUGIA - La questione del finanziamento dei partiti non può essere classificata come l’ennesima trovata populistica in un momento come l’attuale dove la politica latita, lasciando enormi spazi a tutto ciò che politica non è, ma che in mancanza di “lei”, la politica, anzi la “buona politica” ne sta prendendo il posto. Qualcuno ha inventato l’espressione, subito abusata dai media, “antipolitica”, cioè tutto ciò che rivolge critiche, che contrasta, che mette a nudo, che evidenzia, che denuncia, il modello politico attuale, è “antipolitica”, un modo come un altro per fornire alibi all’assenza di quello che non c’è (cioè sempre la politica) e per esorcizzare il problema dei problemi , quello di una classe dirigente adeguata e capace, collegata organicamente alla società che rappresenta, cosa che oggi viene vista ormai quasi come un sogno o un’utopia.
La questione del finanziamento ai partiti sarebbe dunque un esercizio di antipolitica, che si fa risaltare sui media come uno dei pericoli più gravi per la nostra democrazia? Sicuramente no, perchè l’antipolitica non esiste è una strumentale invenzione per contrastare tutto e tutti quelli che in questo momento rivolgono critiche e costruiscono iniziative e che ciò che resta del sistema politico della seconda repubblica, vede soltanto come pericoli e non come occasioni di dibattito, di confronto di idee, di discussione. Quindi la questione del finanziamento dei partiti non è antipolitica, ma politica con la P maiuscola, perché discutere intorno alle modalità di mantenere in vita organismi vitali per la democrazia come i partiti non può essere classificato come qualcosa che danneggia, ma al contrario che tenta di costruire, anzi di ricostruire, ciò che (ossia i partiti), una classe dirigente inadeguata ha provveduto se non a demolire sicuramente a indebolire. Una debolezza sempre più marcata in rapporto alla fiducia dei cittadini nei confronti di chi dovrebbe rappresentarne le istanze, che sta lentamente ma inesorabilmente, perdurando questo stato di cose, raggiungendo livelli mai visti così bassi.
Naturalmente, e quì ha ragione il Presidente della Repubblica, non bisogna fare di ogni erba un fascio, ma è certamente difficile distinguere nella notte della politica i gatti neri da quelli bigi. Emerge in questa storia dei finanziamenti ai partiti, la scarsa considerazione della volontà popolare che i partiti hanno dimostrato , pur in una strana indifferenza della pubblica opinione, aggirando il risultato del referendum del 1993 che appunto abrogava il finanziamento pubblico alle forze politiche, e sostituendo il finanziamento diretto con uno di tipo indiretto, che sotto l’etichetta di “rimborso”, di fatto ha perpetuato il finanziamento vero e proprio, che i vari governi succedutisi dopo il referendum hanno via potenziato fino a far raggiungere alle cifre erogate ai partiti livelli stratosferici.
Cinque euro di rimborso per ogni voto preso a livello nazionale, circa due euro per quelli presi a livelli regionale, milioni di euro versati alle casse dei partiti contravvenendo fin da subito alla stessa logica del rimborso, che significa rifondere le spese effettivamente sostenute. Una valanga di denaro dei contribuenti che è andata così soltanto in parte al sostegno della politica e invece in gran parte in tutt’altre direzioni che le cronache di questi giorni ci illustrano con dovizia di particolari, che certo non fanno piacere a chi, da quegli stessi partiti viene quotidianamente invitato a tirare la cinghia, cioè i cittadini elettori, ai quali questa classe dirigente non ha nemmeno avuto il coraggio di chiedere scusa per il suo fallimento. E parlare di tutto questo sarebbe antipolitica?




Recent comments
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago