di Gian Filippo Della Croce

PERUGIA - In un lavoro teatrale inglese di avanguardia, degli anni ’80 del secolo scorso (che nostalgia…), di cui mi sfugge il titolo, una classe di scuola superiore è in attesa degli insegnanti, nel frattempo si scherza, ci si ritrova, si commentano sport, amori, vacanze,politica. Il tempo passa ma gli insegnanti non si vedono, nonostante che ogni tanto il bidello appare per invitare gli allievi alla calma perchè gli insegnanti stanno arrivando. Ma non arrivano mai, nel frattempo i più turbolenti cominciano a riscaldare il clima con iniziative di vessazione nei confronti degli altri, la situazione insomma si fa sempre più ingestibile nell’attesa che gli insegnanti vengano a riportare ordine, ma non arrivano, la classe esplode letteralmente, è un tutti contro tutti e alla fine quando finalmente gli insegnanti arrivano, troveranno la classe deserta, tutti se ne sono andati, il loro ruolo non esiste più o comunque è diventato inutile.

Cioè i ruoli sociali funzionano quando vengono svolti al momento giusto nel posto giusto, nel modo giusto, altrimenti non servono a nessuno. Chi riporterà in classe gli allievi delusi dalla lunga (e inutile) attesa? A proposito di delusione Barbara Spinelli su “La Repubblica” di qualche giorno fa scrive: “…c’è tra i delusi un residuo di speranza, una sete che si può dissetare se si vuole. Una domanda che implora più Europa e che nella corruzione dei partiti fiuta la terribile morte della politica”. Quando questa delusione diventerà strutturale, quando il sentore della morte della politica diventerà certezza, i delusi , in questo caso le categorie sociali fuori dai “poteri forti” o dall’area delle caste e dei privilegi, prenderanno la loro decisione, che potrebbe essere quella di andarsene, di lasciare deserta l’aula perché tanto nessuno verrà ad insegnare o a proporre qualcosa.

E’ più o meno l’atmosfera che viviamo oggi, dove chi doveva insegnare al paese cosa era necessario fare per uscire da una crisi economica, politica e sociale, impegnandosi , come recita la mozione parlamentare del 25 gennaio scorso : “…..ad accelerare da parte del governo in parallelo con il patto fiscale, un processo costituente verso un’unione politica dei popoli europei, mettendo al centro della riflessione politica europea , le politiche dello sviluppo e della crescita….” Non è esattamente questo quello che sta accadendo, il governo risulta assolutamente assente: nessuna visione europea in nome dello sviluppo e della crescita, la parola Europa, per i professori è diventata soltanto la molla per comprimere sempre di più attraverso una politica fiscale oppressiva le attese dei cittadini elettori, ai quali proprio in nome dell’Europa vengono chiesti ogni genere di sacrifici.

Quale idea dell’Europa ha in mente questo governo sarebbe ora che venga espressa, anche perché se la crisi che attanaglia il nostro paese e altri paesi dell’Unione si deve risolvere in Europa, come viene strombazzato ai quattro venti dal premier e dai suoi ministri, occorre che questi ultimi abbiano una visione “politica” del problema, ma siccome politici non sono continua l’inutile attesa, intanto la classe rumoreggia e qualcuno sta già abbandonando l’aula.

 

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