di Fabio Sebastiani

La Spagna si è praticamente fermata oggi per lo sciopero generale proclamato dai sindacati contro la riforma del lavoro, che rende più facili e meno costosi per gli imprenditori i licenziamenti, e contro le misure di austerità decise dal nuovo governo del premier di centrodestra Mariano Rajoy che ammontano a circa 20 miliardi. I sindacati, che sulla base del successo hanno chiesto di riaprire le trattative sulla cosiddetta riforma, parlano di un’ “ampia partecipazione” fin dai turni di notte, con punte che hanno toccato l’85%. A fine giornata la media è del 77%. Il governo, invece, parla di una giornata “tranquilla” e mette avanti i dati del consumo elettrico, considerati un termometro dell’impatto sull’attività economica, sceso del 7,7% alle 10:30 contro il 18,3% alla stessa ora durante il precedente sciopero generale del 2010. I sindacati contestano questo dato e parlano di un calo solo “lievemente inferiore” a quello del 2010. La giornata, poi, non è affatto tranquilla nemmeno sotto il profilo dell’ordine pubblico.

Nelle prime ore della giornata sono stati registrati incidenti isolati fra i picchetti di sciopero e la polizia, in particolare a Madrid, Barcellona, Saragozza, Malaga, Siviglia. Secondo la polizia almeno 58 persone sono state fermate, sei i feriti, leggeri, di cui cinque fra le forze dell’ordine. Aggressioni gravi della polizia ci sono state nei Paesi Baschi. La manifestazione nazionale prevista per il tardo pomeriggio a Madrid. L’impatto dello sciopero è soprattutto sensibile nell’ industria e nei trasporti pubblici: aerei, treni, metropolitana, autobus, funzionano al 30% circa, in base agli accordi di servizio minimo conclusi fra sindacati e autorità. Sono centinaia i voli e i collegamenti ferroviari ad alta velocità cancellati dalla scorsa notte.

Lo sciopero generale proclamato dai due grandi sindacati del paese, Ccoo e Ugt, è appoggiato dal partito socialista e dalla sinistra: è la prima grande prova di forza sul fronte sociale per il governo Rajoy, formato a fine dicembre. Interviene alla vigilia dell’approvazione attesa domani in consiglio dei ministri del nuovo giro di vite da quasi 20 miliardi previsto dal premier per rispettare l’impegno preso con l’Ue di ridurre al 5,3% quest’anno, dall’8,5% ereditato nel 2011 dal precedente governo socialista di Josè Luis Zapatero, il deficit pubblico. Il governo ha indicato che non prevede passi indietro sulla riforma del lavoro.
Circa 100 mila persone hanno sfilato in corteo a Siviglia, capoluogo dell’Andalusia. Grande partecipazione anche a Malaga, dove il porto è rimasto praticamente bloccato. 100% di adesione, secondo i dati dell’Ugt, alla Puleva di Granada e alla Heineken, Damm, Gullón, Kraft di Palencia.

Ai cortei realizzati dai sindacati nei quattro capoluoghi baschi hanno partecipato i dirigenti della sinistra indipendentista Joseba Alvarez, Joseba Permach, Rufi Etxeberria e Juan José Petrikorena, nonostante in teoria non possano svolgere nessun tipo di attività politica dato che sono a piede libero su cauzione in attesa di processo. 25 mila lavoratori in corteo anche a Bilbao, dove il segretario generale di Ela, Adolfo Muñoz, ha chiesto al governo e alla classe politica di ascoltare le piazze.

A Saragoza centinaia di persone hanno assediato un commissariato della Policia Nacional al grido di “libertà per gli arrestati”, in riferimento agli scioperanti detenuti questa mattina durante i picchetti nel capoluogo dell’Aragona. A Barcellona le forze antisommossa hanno caricato più volte nella zona fra Paseo de Gracia e Calle de Balmes. Un gruppo di militanti del sindacato di sinistra Cgt ha bruciato dei cartoni davanti alla sede della Borsa a Barcellona in Paseo de Gracia, provocando l’intervento di una decina di furgoni della polizia, che hanno preso posizione in difesa del palazzo. Due manifestazioni sono previste nel pomeriggio nella capitale catalana. Una organizzata dall’Ugt, l’altra dai due grandi sindacati spagnoli, Ccoo e Ugt. Per ora la polizia ha fermato a Barcellona 11 persone, ha indicato il portavoce del governo catalano Francesc Homs.

Fonte: controlacrisi.org

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