Riparte da Madrid l'onda indignata e stavolta punta a Bruxelles
di Fabrizio Salvatori
Al corteo hanno aderito, anche se non hanno sfilato in testa, alcuni esponenti del partito socialista, anche alcuni ex ministri del governo Zapatero. Cortei si sono avuti in tutte le principali città spagnole, ed a Barcellona si sono registrati anche dei violenti scontri tra la polizia ed i manifestanti. Il sito del Mundo parla di una vera e propria "battaglia campale" nel centro del capoluogo della Catalogna. Scene di guerriglia attorno alle Ramblaa e a Paseo de Gracia, con decine di manifestanti che si sono scontrati a più riprese con agenti antisommossa che, secondo La Vanguardia online, hanno usato anche proiettili di gomma. In tutto il Paese, centinaia di collegamenti aerei e ferroviari ad alta velocità sono stati annullati. Hanno funzionato solo quelli previsti dagli accordi sul servizio minimo. Metro e bus quasi fermi nelle città, nettezza urbana paralizzata, scuole, ospedali e amministrazione al rallentatore. Il governo parla di assoluta "normalità", mettendo avanti i dati sul consumo elettrico che non è calato più che nel 2010 durante lo sciopero generale contro i tagli e la riforma delle pensioni decisi dal governo socialista di Josè Luis Zapatero.
Oltre agli scontri di Barcellona, incidenti sporadici si sono registrati anche a Madrid, Siviglia, Malaga, Saragozza. Ci sono stati 58 fermi, sei feriti leggeri, uno più serio. Centinaia di migliaia di persone hanno partecipato alle manifestazioni di protesta a Madrid, Barcellona, Siviglia, Saragozza e in diverse altre città. I due grandi sindacati del paese, Ugt e Ccoo, hanno lanciato un ultimatum a Rajoy, chiedendo l'avvio di un negoziato per modificare i termini della riforma entro il primo maggio. Altrimenti, hanno minacciato i due segretari Candido Mendez e Ignacio Toxo, il conflitto si farà incandescente. Ma il governo ha già riposto negativamente.
"La svolta riformista è inarrestabile", ha replicato il ministro del Lavoro Fatima Banez, e la legge "non sarà cambiata". Lo sciopero generale - l'ottavo dalla fine del franchismo - proclamato oggi dai sindacati con l'appoggio dell'opposizione socialista e di sinistra, è la prima grande prova di forza sul fronte sociale per Rajoy, al potere da 97 giorni. Interviene alla vigilia dell'adozione in consiglio dei ministri, domani, del nuovo giro di vite da quasi 20 miliardi previsto dal premier per rispettare l'impegno preso con l'Ue di ridurre quest'anno il deficit pubblico al 5,3%, dall'8,5% ereditato nel 2011 da Zapatero. Rajoy, che ha in parlamento una maggioranza assoluta, non intende fare passi indietro. Ha annunciato per le prossime settimane nuove riforme strutturali, "non minori" delle tre già adottate nei primi due mesi di governo: risanamento del settore bancario e degli attivi immobiliari 'tossici', lavoro e 'deficit zero'. Il premier spagnolo, superate, meno bene del previsto, le regionali andaluse di domenica, ha davanti a sè 4 anni senza scadenze elettorali importanti. Punta sul risanamento finanziario e sulle riforme a tappe forzate per rilanciare l'economia e allontanare dal paese lo spettro di un 'contagio greco' e gli attacchi degli speculatori, che si sono riattivati negli ultimi giorni.
Intanto, torna la tensione sui mercati: colpa dei timori di Standard & Poor's sull'efficacia del piano di salvataggio della Grecia, con effetti a catena che hanno portato al ritorno della speculazione sui titoli di Stato italiani a spagnoli. Ma soprattutto sul timore di una ristrutturazione del debito della Spagna e del Portogallo nonostante le rassicurazioni date oggi da Lisbona sul raggiungimento degli obiettivi di deficit senza nuove manovre di austerity. Risultato: spread Btp-Bund ancora in rialzo tocca quota 345, per poi attestarsi a quota 340, e tutte le Borse europee deboli, con Piazza Affari di gran lunga peggiore del Continente, affossata (-3,3%) soprattutto dai titoli bancari.
Fonte: controlacrisi.org

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