PERUGIA - Il vino italiano non conosce crisi? Sembra proprio così, stando ai dati sulla produzione e sull’ esportazione, resi pubblici a Verona, nell’ ultimo weekend, in occasione di Vinitaly. Le esportazioni, infatti, sono cresciute del 12 per cento nel 2011 consentendo al nostro Paese di rimanere leader nel mercato mondiale coprendone una fetta del 24,3 per cento. Mentre si consolida presso i nostri importatori storici – Usa e Germania – il vino del Belpaese sbarca prepotentemente nei nuovi mercati dell’ area Bric (Brasile, Russia, India e Cina) creando le migliori condizioni per un ulteriore incremento nei prossimi anni. Anche l’ Umbria ha fatto la sua parte al Vinitaly proponendo le sue eccellenze, espresse in 2 Docg, 14 Doc e 6 Igt, con una varietà enorme di sfumature che esprimono la grande professionalità e le raffinate capacità dei nostri vitivinicoltori, tra i quali si è innescata una competizione virtuosa alla continua ricerca di peculiarità e caratteristiche in grado di collegare sempre più strettamente al territorio il loro prezioso prodotto.

Gli imprenditori umbri del comparto presenti al Vinitaly, insomma, hanno saputo degnamente rappresentare le oltre 11mila aziende operanti in regione che producono ogni anno circa 900mila ettolitri di vino e che, nel 2010, hanno esportato per oltre 23 milioni di euro; una cifra quest’ ultima che, nei primi 9 mesi del 2011, ha fatto registrare un incremento di oltre il 26 per cento a fronte di un aumento medio nazionale pari a circa il 13 per cento. Dai dati provvisori del VI Censimento dell’ agricoltura emerge, peraltro, una riduzione del 15 per cento della superficie vitata in Umbria nell’ ultimo decennio. Per la Cia dell’ Umbria, quindi, il vino del Cuore Verde d’ Italia ha raggiunto un livello qualitativo medio tale da consentirgli un consistente e vantaggioso posizionamento sui mercati nazionali ed internazionali, a patto però che si eliminino quei vincoli che ancora oggi gli impediscono il definitivo salto di qualità.

“Carenze che - afferma Giovanni Dubini, presidente del Gruppo di interesse vitivinicolo della Confederazione - dovranno essere colmate con il Piano vitivinicolo regionale, per il quale si sta già lavorando da tempo. Questo decisivo strumento di programmazione – prosegue Dubini - dovrà avere il compito di disegnare, finalmente, nuovi scenari per un comparto trainante dell’ economia rurale, innanzitutto attraverso la razionalizzazione delle strutture economiche e di servizio dei viticoltori, in particolare le cantine sociali, nonchè la messa in campo di una innovativa politica di promozione del vino umbro, in grado di superare i campanilismi mettendo insieme idee, energie e risorse finanziarie che, finora, sono state utilizzate in maniera frammentaria, disorganica e dispersiva.”

 

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