Lavoro - La Cgil torna sui passi della mobilitazione
di Fabio Sebastiani
PERUGIA - La Cgil “farà tutto ciò che serve per contrastare la riforma del mercato del lavoro. Farà le mobilitazioni necessarie, non sarà una cosa di breve periodo”. E’ furibonda il segretario della Cgil Susanna Camusso che chiude così la due giorni di confronto serrato con il Governo sulla riforma del mercato del lavoro. Una mezza ammissione di sconfitta della sua linea da “roulette russa”, ma anche il bisogno di cambiare il passo in una situazione che ha visto ancora Corso d’Italia nell’angolo. E’ “la terza volta, dopo la riforma delle pensioni e le liberalizzazioni”, che “i provvedimenti del governo si scaricano sui lavoratori”. “Davvero una strana idea della coesione sociale”, aggiunge Camusso. Fermo restando, però, che “bisognerà sostenere chi in Parlamento proverà a modificare” questa riforma del lavoro, “facendo sentire che c'è un Paese che la vuole cambiare”.
Il Governo ha preteso il massimo esercitando sull’Art. 18 la raffinata arte dell’immobilismo perpetuo. E Cisl e Uil gli hanno strizzato l’occhiolino. E’ trionfante il segretario della Cisl Raffaele Bonanni quando annuncia che “la Cisl si assume la responsabilità sulla riforma del mercato del lavoro per non lasciare solo il Governo a decidere così come ha fatto sulla questione delle pensioni”.E’ questo quel che è accaduto ieri a palazzo Chigi mentre mezza Italia protestava contro l’attacco ai diritti. Tanto che Camusso si è vista costretta a sollevare nuovamente la questione dell’unità sindacale. “Il fatto che avevamo una ipotesi comune e l'abbiano abbandonata è un problema”. Come si coniughi questo dato con il sostegno al Pd è un mistero. Proprio stamattina, da una parte Stefano Fassino e, dall’altra, Beppe Fioroni hanno espresso due opinioni completamente divergenti sulla proposta del Governo. Staremo a vedere.
Che cosa è che non ha permesso la firma della Cgil in calce ad un testo che per il momento rimane un “verbale”? Innanzitutto, la pretesa del Governo di avere i “licenziamenti facili”. Li chiama proprio così la Cgil. E aggiunge: “Il governo non ha mai accettato alcuna modifica sulla proposta di riforma dell'articolo 18”. Tempi processuali più accelerati? “L'hanno inserito nella riforma della giustizia e immagino per questo tempi rapidi ed efficaci”, ironizza Camusso. Ed elencando i cambiamenti sull'articolo 18 relativi ai licenziamenti disciplinari e per motivi economici ribadisce come “l'effetto deterrente dell'articolo 18 sia profondamente annullato”. L’altro capitolo difficile è quello sulla precarietà. Così se da una parte c’è “qualche elemento positivo sulle forme d'ingresso”, la riforma presentata dal Governo non “cancella la precarietà”, e quella che “il ministro Fornero chiama flessibilità cattiva, è solo un primo passo”. Così come sugli ammortizzatori sociali. Dopo una giornata di incontri tecnici ad alto livello “non abbiamo ancora in mano un testo uno e siamo andati avanti e indietro per ipotesi differenti poi contraddette a seconda dei tavoli”.

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