PERUGIA - Considera ''depressive, ingiustificate e parziali'' le ultime decisioni della Regione in materia di sanita' pubblica l'intersindacale medica, organismo di cui fanno parte tutte le sigle sindacali dei medici, confederali ed autonome, e gli Ordini di Perugia e Terni. Posizione espressa oggi in un incontro.

Ad avviso dell'organismo le misure hanno ''l'unico scopo di impoverire il servizio sanitario regionale''. Le tre delibere al centro della polemica sono quelle relative all'istituzione di un ticket aggiuntivo del 29% sugli onorari relativi all'attivita' libero professionale svolta dai medici del servizio sanitario nazionale in regime di rapporto esclusivo (intramoenia), al riordino del Dipartimento di prevenzione e al servizio di 118.

''Vogliamo essere interpellati prima e non messi di fronte ai fatti compiuti - hanno detto i rappresentanti dell'intersindacale - e se non ascoltati adotteremo le iniziative sindacali piu' adeguate''.

I rappresentanti di Aaroi-Emac, Anaao, Cgil Medici, Cimo Asmd, Cisl Medici, Fassid Area Snr, Fesmed, Svm Federazione Veterinari Medici e Uil Medici, insieme ai presidenti dei due Ordini (Graziano Conti per i medici della provincia di Perugia e Aristide Paci per Terni), hanno espresso il proprio disappunto ''per la recente adozione unilaterale di tre delibere, da parte della Giunta regionale, senza alcuna partecipazione ne' tanto meno informazione delle sigle sindacali''.

In merito alla ''tassa'' del 29% sulle prestazioni di libera professione (infatti piu' che di ticket hanno parlato di ''una vera e propria imposta''), i medici dipendenti del servizio sanitario regionale non condividono la decisione della Giunta regionale perche', secondo quanto detto nel corso della conferenza, ''un aumento delle tariffe di cosi' notevole entita' rischia di creare forti difficolta' alle strutture del servizio sanitario, facendole diventare meno competitive rispetto al privato e rischia, paradossalmente, di compromettere l'obiettivo di recuperare su tali attivita' i 3,8 milioni di euro dello scoperto di 10,9 milioni richiesti dalla manovra di stabilita' del luglio scorso''.

Il risultato, sempre secondo gli Ordini e le organizzazioni sindacali, ''sara' solo quello di incidere pesantemente sul bilancio delle famiglie e di determinare un ulteriore impoverimento delle risorse del servizio sanitario regionale, senza contare lo spostamento dei medici verso il sistema privato per essere ulteriormente competitivi''.

''Inoltre - e' stato poi sottolineato - le persone che venivano da fuori per farsi curare in Umbria non verranno piu' e i nostri cittadini si rivolgeranno invece ad altre regioni''. ''Se c'e' un problema di gettito - ha affermato Giuseppe Giordano (Cisl Medici) - e' giusto farcene carico. Non siamo contrari a priori nel contribuire a coprire il buco di bilancio, ma chiediamo pero' di discutere insieme su come agire in merito''.

Del valore che ha l'attivita' libero professionale intramoenia ha parlato Nicola Preiti (Cgil Medici). ''Questa - ha ricordato - permette di mantenere i professionisti dentro il sistema sanitario nazionale ed e' inoltre una professione calmierata, trasparente e con garanzia di qualita'. Non troviamo poi - ha aggiunto in merito alla delibera sul riordino del Dipartimento di Prevenzione - alcuna giustificazione nell'anticipare la riorganizzazione dei servizi del Dipartimento prima che venga fatto il riordino dell'assetto istituzionale di tutto il servizio sanitario umbro''.

La critica da parte delle sigle sindacali coinvolge anche l'istituzione, prevista nella stessa delibera, di 16 coordinatori, ''figure non previste dalla legge e dal contratto''. Per quanto riguarda invece la delibera sul 118 questa e' stata giudicata ''parziale'', in quanto ''rinvia l'organizzazione di tutto il sistema e non affronta le problematiche dei medici e di tutto il personale operante nel servizio''.

Inoltre, i medici non condividono soprattutto il metodo utilizzato di far trovare i professionisti di fronte al fatto compiuto ''di delibere assunte i primi di gennaio del 2012, comunicate solo a meta' febbraio alle organizzazioni sindacali e notificate ai singoli professionisti solo qualche giorno prima dell'entrata in vigore''.

''Un atto di arroganza politica intollerabile, un metodo inaccettabile che deve essere al piu' presto superato per il bene della sanita' umbra'', lo hanno definito i due presidenti degli Ordini dei medici di Perugia e Terni. ''Non siamo una controparte - e' stato infine detto - ma siamo i dirigenti del servizio sanitario regionale, e per questo vogliamo partecipare alle discussioni prima che si prendano decisioni cosi' importanti e non farlo a cose accadute davanti alla stampa''.

La reazione dei medici sara' modulata, hanno fatto sapere gli intervenuti a fine incontro, in base alle risposte che verranno date loro dalla Regione: ''Se non avremo riscontri in merito verranno adottate tutte le iniziative sindacali piu' opportune, ed anche lo sciopero generale se necessario''.
 

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