di Enrico Galantini da rassegna.it

“Noi ci impegniamo nella ricerca di una soluzione condivisa, la disponibilità al dialogo è autentica”. Ieri Elsa Fornero ha fatto colazione a New York, nell’abitazione dell’ambasciatore italiano all’Onu, con i corrispondenti delle tre più importanti testate italiane. Nella chiacchierata-intervista collettiva ha affrontato un po’ tutti i temi in campo oggi. “Sono pronta a cambiare opinione – ha detto secondo Repubblica –, per esempio sulle ‘associazioni in partecipazione’ tra lavoratori, dove sembra prevalere l'abuso e la mancanza di tutele del lavoratore. Sarei felice di portare a casa una buona riforma del lavoro con l'accordo di tutte le parti sociali. Ma un governo tecnico guarda a tutta l'Italia, comprese quelle componenti non rappresentate dalle parti sociali. Se l’accordo non si riesce a trovare, il governo tecnico ha il dovere di andare avanti, fermo restando che l'ultima parola spetterà al Parlamento”. Sull’articolo 18, riporta la Stampa, la ministra si dice “fiduciosa” chiedendo però ai sindacati di affrontarlo “in maniera laica senza levate di scudi” quando entrerà in campo alla fine del negoziato.

Ieri è sceso in campo anche il ministro Passera, intervistato da Maria Latella su Sky. E pur senza dimenticare di aggiungere l’avvertimento d’obbligo (“È chiaro che il governo alla fine ha la responsabilità di trovare la sintesi e di superare eventuali impasse che impedissero di arrivare a una soluzione”) ha utilizzato parole che appaiono più convinte sulla necessità di un accordo. “Tutti vogliamo arrivare all'accordo – si legge nel resoconto che ne fa il Messaggero –, cambiando parecchie cose che oggi sono dei blocchi. Vogliamo modificare in meglio la regolazione di tante fasi del lavoro: flessibilità in entrata e in uscita, ammortizzatori sociali, politiche attive del lavoro. Bisogna fare di tutto per trovare un'intesa”. “Io ci metto l'esperienza del passato – ha spiegato il ministro dello Sviluppo –, di tante trattative dure che però sempre con il sindacato hanno portato ad accordi innovativi, impegnativi, responsabilizzati. Anche questa volta, attraverso la trattativa con parti sociali, imprese, sindacato si può arrivare a grandi risultati".

Secondo Passera, “la riforma del lavoro è importante perché può aiutare la crescita del paese”, ma “l'occupazione si crea con la crescita reale. L'obiettivo principale del governo è quello di favorire le condizioni per creare crescita e posti di lavoro”.

Ieri, intanto, sono stati diffusi i dati Eurostat sulle retribuzioni, dalle quali risulta che i lavoratori italiani sono fra i meno pagati in Europa. Un salariato italiano, a parità di condizioni, guadagna circa la metà di quanto guadagnano i suoi colleghi in Germania, o in Lussemburgo, o in Olanda. Addirittura, viene pagato quasi un terzo del salariato danese. E un po' meno di spagnoli e ciprioti. Parte da questa evidenza l’intervista di Raffaele Bonanni al Quotidiano nazionale. “Meno male che c'è Eurostat. In Italia si monta la panna sull'articolo 18, poi arrivano le statistiche europee e ci obbligano ad aprire gli occhi sui veri problemi”, dice il segretario della Cisl. “La politica – incalza–da troppi anni applica la strategia dello struzzo per non essere costretta ad affrontare i veri problemi che stanno facendo scivolare l'Italia agli ultimi posti di tutte le classifiche europee, non solo di quelle sulle retribuzioni medie dei nostri lavoratori”. Quali problemi? gli chiede il giornalista. “Il primo in assoluto – risponde Bonanni – è la scarsa produttività del sistema Italia. Da lì discendono gli scarsi redditi sia da lavoro, sia da pensione, la bassa redistribuzione dei redditi, le infrastrutture inefficienti, i vincoli energetici. Insomma, siamo in ritardo sotto tutti gli aspetti, non solo su quello delle retribuzioni”.

Dall’attuale segretario a un ex segretario della confederazione di Via Po. Franco Marini, in un’intervista che prende le mosse dal caso Magneti Marelli Unità (“preoccupanti le parole di Bombassei”, dice Marini), dice che "l'articolo 18 è un falso problema, qualcuno parla di manutenzione, io non so cosa significhi. C'è chi parla di arrivare a una definizione meno generica delle ipotesi di giustificato motivo per i licenziamenti. Vedremo se sarà questa la corretta manutenzione da fare, spero che se ne discuta solo alla fine”.

 

Condividi