Novamont-Basell/ Trappolino commenta risposta sottosegretario sua interrogazione
La risposta del Sottosegretario Claudio De Vincenti all’interrogazione da me presentata il 15 dicembre 2011 sulla vicenda Novamont-Basell segna un cambio di passo rispetto all’esitante (e spesso assente) impegno del precedente governo. Pur nella complessità della questione e con tutte le cautele del caso, l’impressione è che qualcosa si stia muovendo. De Vincenti, rispondendo in Commissione Sviluppo Economico, ha ripercorso i fatti più recenti: dall’indisponibilità della Basell a prolungare l’utilizzo della cassa integrazione, all’accelerazione impressa alla trattativa per l’acquisizione dell’area (menzionando la volontà di Novamont di assumere parte degli occupati di Basell) per giungere agli “importanti” e “complementari” progetti sull’area industriale presentati da altre realtà imprenditoriali (il riferimento esplicito è stato a Terni Research) in materia di produzione di energia.
Il Sottosegretario ha poi chiuso la risposta ribadendo il costante impegno del Ministero “con le Istituzioni Territoriali e le Parti Sociali al fine di pervenire a una positiva soluzione della vertenza”.La sensazione è che per i settori chiave del manifatturiero italiano il governo voglia intraprendere percorsi guidati da politiche industriali vere, abbandonando la dottrina del centrodestra secondo cui la crisi, ben lungi dall’esser passata, avrebbe selezionato le imprese più competitive e solide lasciando sul terreno quelle decotte. Il risultato di questa “grande trovata” è che una crisi negata fino alla paranoia ha messo in ginocchio o in grande sofferenza una parte consistente del nostro patrimonio industriale, mentre il vuoto di indirizzo politico ha indotto le altre aziende a restare caute su investimenti e ricerca. Le proposte del Partito Democratico in Parlamento per quanto attiene il settore della chimica e, segnatamente, per il sito industriale di Terni:- destinare risorse al settore della chimica per nuovi investimenti nelle produzioni e nelle eccellenze di mercato;
- predisporre un impegno massiccio di investimenti in ricerca scientifica, formazione, innovazione anche estendendo il programma per l'innovazione del progetto «Industria 2015»;
- predisporre misure fiscali – per un periodo limitato di tempo –a favore delle piccole e medie imprese (il 92 per cento del tessuto produttivo della chimica secondaria) ricomprese all’interno dei poli chimici;
- sostenere in sede europea interventi legislativi a sostegno di imprese e di poli chimici che rispettino le norme ambientali, evitando delocalizzazioni e trasferimenti in Paesi meno rigorosi nella regolamentazione ambientale, favorendo forme di agevolazione fiscale mirate alle imprese che decidono di insediarsi nel nostro Paese;
- incentivare fusioni e accorpamenti per favorire la crescita dimensionale delle piccole imprese per accrescerne la massa critica e la competitività anche utilizzando le risorse provenienti dalla Cassa Depositi e Prestiti;
- ridurre il differenziale del costo dell'energia con gli altri Paesi concorrenti (il tema è ben presento nella risposta del Sottosegretario circa la possibilità di rendere autonomo dal punto di vista energetico il sito ternano);
- sostenere lo sviluppo delle nuove tecnologie ambientali per bonificare e recuperare i siti ad una chimica «più verde» e attenta alla qualità della vita nei territori.Un grande paese come l’Italia non può prescindere dall’industria chimica. Serve – come ebbe a dire nel 2007 l’allora ministro Pierluigi Bersani – “una riscossa della chimica di forte innovazione e di piena compatibilità territoriale supportata da una linea di investimenti”. Un progetto di politiche industriali per il quale ci sono risorse tecnologiche, industriali e organizzative adeguate. Bersani quindi avviò il tavolo nazionale per lo sviluppo ecocompatibile del settore chimico. C’è da ripartire da lì.
Carlo Emanuele Trappolino

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