Graciolini/Prc: "Merloni. Subito risposte a chi è rimasto fuori"
La manifestazione delle ex lavoratrici e degli ex lavoratori della Merloni di Colle di Nocera Umbra ha riproposto all’attenzione del Consiglio Regionale dell’Umbria le problematiche gravi ed irrisolte sulla sorte che faranno tutti coloro, la maggior parte degli ex impiegati nello stabilimento umbro, che non sono stati interessati dalle riassunzioni della J&P. Provati dalla gestione vergognosa dei reintegri seguiti alla cessione/regalia di cui tuttora si attendono spiegazioni motivate e più credibili, alla vigilia della scadenza della cassa integrazione, perduta di fatto e giocoforza la copertura delle tutele sindacali, ancora in alto mare ogni ipotesi di definizione e di impiego degli strumenti e delle risorse previste per la realizzazione degli obiettivi dell’Accordo di programma, ai lavoratori che sono rimasti fuori vanno date delle risposte su cui non è più giustificabile tergiversare.
In assenza di altri ammortizzatori sociali, diamo innanzitutto per scontata la proroga del regime di cassa integrazione in scadenza già dal prossimo mese di maggio, magari prevedendo maggiori e più capillari controlli a contrasto dei fenomeni di lavoro nero e sommerso, ma intervenendo con ulteriori misure a sostegno del reddito di questi lavoratori e delle loro famiglie, anche attraverso il riorientamento delle risorse ancora disponibili per la formazione professionale.
Quello che però occorre fare da subito e per cui è necessario un impegno non più dilazionabile da parte del governo e del Ministero dello sviluppo economico è lo sblocco definitivo delle risorse per l’Accordo di programma e l’individuazione di tutte quelle misure ed interventi necessari al varo di un progetto per la riconversione economica e la reindustrializzazione dell’area interessata dalla chiusura della sua più grande azienda e dalla crisi del suo indotto.
Non solo: alla luce dell’apertura ulteriore di crisi in aziende grandi e piccole nello stesso territorio, con diverse di esse già chiuse o prossime alla chiusura in quasi tutti i settori del tessuto economico e produttivo, con molti giovani e meno giovani che già da tempo scontano l’impossibilità di trovare occupazione e versano in una condizione acclarata di disoccupazione di lunga durata, per la stessa necessità di vigilare sulla realizzazione effettiva di quel poco di progetto industriale riscontrabile per l’azienda subentrata nella proprietà del grande patrimonio industriale umbro-marchigiano, è necessario che l’Accordo di programma incentrato sulla sola Merloni possa essere immediatamente rivisto e riqualificato e le risorse possano essere sensibilmente integrate con nuovi fondi.
A questo compito di politica industriale è chiamato innanzitutto il governo, ma anche la Regione deve sentirsi impegnata, mettendo in campo ogni strumento di indirizzo e di intervento per lo sviluppo e la coesione sociale che è nelle sue possibilità e riconsiderando la sua programmazione in ogni settore di competenza, a partire da un piano regionale per il lavoro. La crisi è certo uguale per tutti, ma per taluni è più uguale che per altri: essa non è certo una questione misera e qualunque di campanile, ma non si può purtroppo disconoscere che per anni, nella storia recente di questa Regione, le attenzioni e le politiche della Regione rivolte ai singoli territori sono state asimmetriche.
La crisi dell’Appennino umbro necessita dunque di risposte forti, veloci e mature. Essa rappresenta un’unica grande vertenza che oggi chiama il governo ad un impegno straordinario di politica industriale, non assente come nel precedente e certo lontano dai convincimenti ultraliberisti di quello attuale, ma è noto che la realtà non fa sconti alla falsa coscienza ed è giunta abbondantemente l’ora di farsi sentire e pretendere un cambio di passo, un’alternativa di politica economica e sociale. Le storie così disgraziate che stanno provando il nostro territorio e il nostro Paese e l’incapacità fin qui dimostrata di porvi riparo con i metodi consueti del liberismo ci parlano del fallimento delle politiche e dei modelli economici fin qui perseguiti e dell’urgenza di un nuovo corso.
Le mobilitazioni operaie che nella sola giornata di oggi hanno interessato il nostro territorio, da quelle portate a Perugia dai cassaintegrati della Merloni a quelle che sono in corso alla Faber, sono per noi un’unica voce e rappresentano un’unica istanza: quella del lavoro e della sua dignità, quella del lavoro, della sua centralità e del suo primato che debbono essere tali nell’economia, per la politica, nelle Istituzioni, per la democrazia.
C’è anche un’Europa che ci chiede questo. Un’altra forse, ma è quella più giusta e senz’altro la più numerosa.
Per la sinistra per Gualdo
Gianluca Graciolini

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