Merloni/Appello sindacati a ministero e Regioni: accordo programma da rimodulare
ANCONA - Due mesi fa, il 21 novembre scorso, il ministero per lo Sviluppo economico aveva sottoscritto un impegno con le Regioni Marche e Umbria a rimodulare l'Accordo di programma sulle aree colpite dalla crisi dell'Antonio Merloni. Ma ad oggi, lamentano Fiom, Fim e Uilm, ''nulla e' stato fatto, mentre la crisi e' sempre piu' grave''.
Le organizzazioni sindacali hanno rivolto cosi' un nuovo appello al Mse e alle due Regioni perche' concentrino le risorse dell'Accordo, circa 70 milioni di euro, ''verso un asse di intervento finalizzato ad agevolare gli investimenti produttivi, privilegiando iniziative che garantiscano il reimpiego dei lavoratori della Antonio Merloni'' non riassorbiti dalla J & P Industries, l'azienda di Giovanni Porcarelli che ha acquisito i tre stabilimenti di Fabriano e Nocera Umbra.

Friday
27/01/12
15:29
CORRIERE ADRIATICO DI OGGI:
Fabriano Il ricorso presentato dal Monte dei Paschi contro la vendita della Ardo al gruppo Porcarelli è solo l’avanguardia di un’offensiva in grande stile lanciata dalle principali banche creditrici della Antonio Merloni, alleate nel chiedere al Tribunale civile di Ancona e al Tar del Lazio l’azzeramento della situazione per riaprire i giochi e procedere a una nuova vendita, cedendo separatamente gli immobili. Motivo: gli istituti di credito, che in totale vantano dal colosso degli elettrodomestici piegato dalla crisi crediti ipotecari per 131 milioni, ritengono assolutamente inadeguata la valutazione di 13 milioni pattuita tra i commissari straordinari e il gruppo J&P Industries per il passaggio di proprietà dei tre stabilimenti produttivi (Santa Maria, Maragone e Colle di Nocera Umbra) dei marchi degli elettrodomestici bianchi (Ardo e Seppelfricke), di macchinari e attrezzure e di un piccolo pacchetto di azioni Carifac e Meccano.
Per questo nei giorni scorsi sette istituti bancari - Unicredit, Carifac, Banca Marche, Ubi-Banca Popolare di Ancona, Cassa di risparmio di Firenze, Intesa San Paolo e Banca dell’Adriatico - hanno presentato un ricorso al Tar del Lazio chiedendo di annullare in quanto illegittimi tutti gli atti con cui il ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato la vendita della Ardo all’imprenditore cerretese Giovanni Porcarelli, fino all’ultimo via libera del 21 novembre scorso. Nel ricorso alla giustizia amministrativa - curato da un pool di legali di cui fanno parte gli avvocati Giampiero Paoli, Stefano Ambrosini, Gianfranco Graziadei e Antonio D’Aloia - si fa notare tra l’altro una sproporzione evidente tra i dipendenti che la Qs di Porcarelli s’è impegnata a riassumere, 700, e la superficie dei tre stabilimenti: ogni operaio avrebbe a disposizione circa 1.200 mq.
E cinque banche - Unicredit Intesa San Paolo, Ubi-Bpa, Banca Marche e Carifac - stanno per seguire l’esempio di Monte dei Paschi. Lo stesso staff di avvocati che ha curato il ricorso al Tar si prepara a impugnare davanti al Tribunale Civile, non appena ne verranno in possesso, l’accordo definitivo di cessione degli asset principali della Antonio Merloni a Porcarelli. Ritengono infatti che la valutazione di 13 milioni di euro (10 da pagare, 3 a scomputo dei crediti vantati dall’acquirente nei confronti della Antonio Merloni) sia assolutamente dimensionata rispetto al valore degli immobili e dei marchi ceduti. Quegli stessi beni, fanno notare le banche, erano stati valutati 178 milioni di euro in occasi di un maxi-prestito ipotecario di 138 milioni concesso da una cordata di banche alla Antonio Merloni per fronteggiare una grave crisi finanziaria e di mercato. Ora le banche ritengono che la vendita a 13 milioni vada contro gli interessi dei creditori. Più redditizia, secondo la loro valutazione, sarebbe una vendita separata dei singoli stabilimenti. Seguiranno dunque altri ricorsi, dopo l’impugnativa del contratto preliminare fatta da Monte dei Paschi. Ieri in Tribunale, alla prima udienza, il collegio presieduto dal giudice Edi Ragaglia ha trattenuto la causa in decisione ed entro poche settimane si avrà un primo verdetto.
Friday
27/01/12
15:31
RISPOSTA DEI SINDACATI:
Fabriano Tornare indietro? Per i sindacati sarebbe “una catastrofe”, capace di rimettere in discussione non solo la riassunzione dei 700 lavoratori garantita dalla cessione al gruppo Porcarelli, ma l’intero accordo di programma e dunque anche gli ammortizzatori sociali per i 1.300 ex dipendenti della Antonio Merloni rimasti senza lavoro. Per questo nel giorno del primo vero affondo delle banche, con l’udienza in Tribunale per l’impugnativa proposta da Mps, sindacalisti e lavoratori della ex Antonio Merloni si sono mobilitati. Dalle 9 del mattino a mezzogiorno, hanno allestito un presidio e fatto volantinaggio davanti dalla filiale fabrianese del Monte dei Paschi, in viale Zonghi. Più di 50 persone tra rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm e operai hanno preso parte all’iniziativa in segno di protesta nei confronti della decisione dell’istituto bancario di presentare un ricorso al Tribunale Civile con tanto di richiesta di annullamento della cessione della Ardo.
“Il nostro obiettivo – sottolineano i sindacati dei metalmeccanici – era quello di sensibilizzare la gente su una vicenda che riguarda diverse centinaia di persone e ci siamo riusciti. La vendita della Ardo non deve essere messa in discussione e siamo certi che la sua piena legittimità verrà confermata. Le banche, anziché cercare di distruggere ciò che è realizzabile, dovrebbero impegnarsi con le istituzioni a supportare altri progetti industriali che valorizzino l’accordo di programma e diano ulteriori opportunità di lavoro”.
Gianluca Ficco, responsabile nazionale della Uilm, traccia uno scenario da scongiuri: “Confidiamo nella piena legittimità e, quindi, nell’inattaccabilità delle procedure seguite dal ministero e dai commissari. Qualora l’impugnazione fosse accolta, produrrebbe un effetto catastrofico dal punto di vista industriale e sociale. Non solo ne sarebbero colpiti i 700 lavoratori assunti da Porcarelli, ma sarebbe anche minato alle fondamenta l’accordo di programma, che già stenta a partire e da cui dipendono gli ammortizzatori sociali per i lavoratori non ancora riassorbiti”.