La vergogna delle dimissioni in bianco
di Enrico Galantini da rassegna.it
PERUGIA - È un fenomeno nazionale, una vergogna nazionale, quella delle dimissioni in bianco, al quale Repubblica oggi dedica un’inchiesta di due pagine di Maria Novella De Luca. Un fenomeno, quello delle lettere di pre-licenziamento firmate all’atto dell’assunzione che si stima riguardi due milioni di persone. Un fenomeno che riguarda soprattutto le donne, ma non solo. Una realtà che riguarda cantieri, negozi, centri commerciali, botteghe artigiane, imprese, e coinvolge tutte le categorie.
Un fenomeno contro il quale il governo Prodi aveva varato “una legge illuminata” fatta di un solo articolo, che prevedeva che le dimissioni fossero fatte su moduli identificati da codici numerici e progressivi validi solo 15 giorni. Ma il primo atto del governo Berlusconi, ricorda Titti Di Salvo, relatrice di quel provvedimento in Parlamento, fu quello di abrogare proprio quella legge. Oggi il ministro Fornero, pressata da gruppi di donne, ha annunciato tra breve un provvedimento per rendere impossibili le dimissioni in bianco. Speriamo faccia presto.
Oggi sui giornali c’è anche la firma del contratto dei bancari, siglato nella tarda serata di ieri dopo un “falso allarme” il giorno precedente. L’intesa prevede un aumento di 170 euro, sportelli aperti dalle 8 alle 22 e un fondo per l’occupazione che garantirà 16.500 assunzioni in tre anni (con l’obiettivo di arrivare a 25.000 in cinque anni). “Un contratto in tempo di crisi, con carattere di forte solidarietà verso le nuove generazioni – spiega Agostino Megale –. È stata scelta la via di un fondo per favorire un vero e proprio piano del lavoro stabile a tempo indeterminato per le nuove generazioni”.
Per i giovani, sottolinea Il Sole 24 ore, è previsto salario d’ingresso (inferiore del 18 per cento) e orario d’ingresso (40 ore a settimana) a termine: “con un riallineamento delle retribuzioni e dell’orario di lavoro in quattro anni”. Sull’orario di lavoro, l’orario di sportello prolungato prevede una serie di garanzie sulla turnazione, con confronti a livello aziendale e accordo obbligatorio per la fascia 20-22.
Si torna a parlare della gara per la presidenza di Confindustria. Questa volta non andrà come per Emma Marcegaglia, candidata unica. Questa volta, come racconta l’Espresso, il confronto si preannuncia duro tra Alberto Bombassei e Giorgio Squinzi (anche se Repubblica mette tra i candidati anche il terzo incomodo, Giorgio Riello), il falco e la colomba. O come dice lo stesso Bombassei all’Espresso, tra la discontinuità o meglio rifondazione (ovviamente lui) e la continuità (il suo avversario Squinzi). Da fine mese i saggi cominceranno la consultazione in vista del voto del 19 aprile in giunta che designerà il candidato. E l’esito non è scontato.
Segnaliamo, tra le buone notizie, la fiducia di Johannes Hahn, commissario europeo per le Politiche regionali, in un’intervista a Repubblica. “Il piano di azione messo in campo dal ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, che sento regolarmente al telefono e con il quale ho un ottimo rapporto personale, è apprezzabile. Consente di riprogrammare 3,1 miliardi su progetti che riguardano l’occupazione, l'agenda digitale, le reti ferroviarie e !'istruzione. Di questi un miliardo è destinato all'istruzione, dalla formazione alla costruzione di scuole”. Insomma, conclude il commissario Hahn. “L'Italia riuscirà a rispettare gli impegni sui Fondi europei”.
Per chiudere, l’allarme di Onorio Rosati, segretario della Camera del Lavoro di Milano sulle pagine locali del Corriere della sera: sono 25 mila i cassintegrati senza futuro. “La coperta delle protezioni è sempre più corta. Bisogna intervenire in modo nuovo”.

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