di Vincenzo Sgalla*

PERUGIA - Il 2012 inizia, se possibile, ancora peggio di come si era concluso il 2011. Alle tante crisi già aperte nella nostra provincia, dalla Grifo Cornici alla Sirap Gema, dalla Merloni, alla Brunelli, dalla Trafomec alla Piselli, si aggiunge ora anche la vertenza della Faber di Fossato, azienda con 190 dipendenti, inserita nel già martoriato territorio dell'appennino umbro. Una situazione che definire esplosiva è poco.
Susanna Camusso qualche giorno fa lo ha detto chiaramente, questo Paese rischia di non tenere più da un punto di vista sociale. E il quadro di vertenze aperte nella nostra provincia testimonia di una condizione per noi forse ancora più drammatica. Bisogna chiarire che dentro queste vertenze ci sono persone per lo più sui 40 anni, con famiglie spesso a carico, monoreddito, con mutui e bollette da pagare, alle quali, da un giorno all'altro, si nega ogni prospettiva di vita futura.

E non è tutto. Questa emergenza, infatti, si somma alla mancanza strutturale di posti di lavoro qualificati per neo laurete e laureati, a un tasso di disoccupazione femminile altissimo e a livelli di precarietà assolutamente inaccettabili, anche nella pubblica amministrazione.
E allora, davanti a questo quadro, mi chiedo: a chi serve l'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori? Di certo, ad esempio, non alla proprietà di Sirap Gema che ha licenziato senza colpo ferire 60 operai e nemmeno a tutti i dirigenti delle tante aziende che abbiamo già elencato e che mandano a casa la gente senza alcun problema. Quindi, non mi pare proprio che licenziare i lavoratori sia impossibile, anzi, purtroppo, ultimamente sta diventando routine.

E allora, è evidente che dietro la richiesta e l'insistenza di Confindustria si cela uno scopo più subdolo, ovvero quello di poter ulteriormente ricattare le lavoratrici e i lavoratori con l'arma del licenziamento indiscriminato.
Per questo la Cgil vuole rovesciare l'agenda delle priorità: occorre intervenire subito sul sistema di ammortizzatori sociali, che oggi non coprono ampie fasce di tipologie di lavoro, e occorre intervenire seriamente sulla giungla del precariato, ribaltando l'idea, ormai affermatasi in questo Paese, che la normalità sia non avere un lavoro stabile.

A proposito di giungla, non si può non essere preoccupati per la scelta di consentire l'apertura indiscriminata dei negozi, che porterà a fare il pane di giorno e a consumarlo di notte, ovvero a rovesciare completamente i tempi di vita e le abitudini sociali. Per non parlare dei lavoratori costretti a subordinare la propria esistenza alle bizze del mercato.

Chi come noi è chiamato a confrontarsi quotidianamente con questo scenario, si trova di fronte difficoltà che fino a poco tempo fa erano impensabili. Ma ciò nonostante, dobbiamo sentire la responsabilità di farci carico del cambiamento, dando soluzioni, possibili, ma diverse da quelle che finora sono state adottate. Per questo nelle prossime settimane la Camera del Lavoro di Perugia, insieme a Cisl e Uil, avvierà una serie di iniziative sui territori della provincia, per promuovere il confronto su quale idea di sviluppo si vuole perseguire, su quale futuro si vuole costruire. 

*Segretario generale Cgil Perugia

 

 

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