MILANO – E’ morto oggi a Milano Giorgio Bocca. La famiglia del giornalista ha fatto sapere che intende essere lasciata tranquilla e affrontare la vicenda ''in modo privato''.

Lo ha dichiarato una persona vicina alla famiglia ai cronisti che si sono avvicinati a casa, in una via privata a Milano. ''La famiglia - ha detto - vuole essere lasciata tranquilla perche' vuole che sia una cosa assolutamente privata''.

''La Resistenza come chiave interpretativa di una vita professionale. Giorgio Bocca ha portato nel giornalismo lo schierarsi dell'esperienza partigiana, con una passione che ha richiamato per decenni la nostra Repubblica alla coerenza con le sue origini. Un punto di vista netto, acuminato, una garanzia contro approcci conformistici: sia che trattasse di inchieste sociali, sia che si occupasse di biografie politiche, Bocca era scomodo senza essere fazioso, capace di criticare i poteri di qualunque colore. La sua partigianeria era la scelta di stare dalla parte della verita' dei fatti, contro il degrado della vita pubblica italiana e contro il tradimento dei valori posti alla sua base sessant'anni fa. Un esempio straordinario di come il giornalismo, per servire i cittadini, debba essere libero e, spesso, contro''. Lo sostiene al Fnsi in una nota dedicata alla morte di Giorgio Bocca.

''Giorgio Bocca era un grande amico, un uomo di Repubblica ma anche un personaggio appassionato della storia repubblicana incompiuta del nostro Paese. E proprio le vicende di questi giorni ci fanno dire quanto ancora ce ne sarebbe bisogno''. Ezio Mauro ricorda cosi' l'editorialista del suo giornale,

''Giorgio e' morto un'ora fa - racconta il direttore in un intervento audio sul sito Repubblica.it - la telefonata di Silvia, la moglie, per una delle circostanze straordinarie della vita, mi ha raggiunto a Dronero, nel suo posto da partigiano, con tutte le montagne attorno, in una giornata di freddo e di sole. Pensavo a lui quando sono arrivato, sapevo che non riusciva a difendersi dal male e voleva interrompere questa lunga sofferenza. E in questi giorni a Repubblica abbiamo ricapitolato il significato del suo lavoro nella storia del giornalismo e dell'impegno civile del nostro Paese''.

''E' stato segnato per tutta la vita dalla guerra partigiana - dice Mauro - Anche dopo l'imprinting di quell'esperienza e' stato per lui fondamentale, come se gli avesse insegnato a distinguere il bene dal male. E' stato una bussola per tutta la vita. Questo gli ha portato le ironie e qualche volta gli sberleffi di quelli che hanno cambiato idea, magari anche due o tre volte, o dei revisionisti. Ma Giorgio tirava dritto. Aveva la capacita' di andare al nocciolo delle cose, la capacita' di capire che troviamo nelle sue inchieste in giro per l'Italia''.

''Repubblica e' stato il suo giornale, quello in cui si e' espresso al meglio. Avevamo in lui un editorialista di vaglia, un inchiestista di rango, uno scrittore straordinario. E poi un polemista - sottolinea Mauro - perche' andando al nocciolo delle cose e guardando dritto davanti a se' non sopportava tutti i balletti e le furbizie della vita italiana, delle politica italiana e anche del giornalismo''.
 

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