Per i lavoratori della grifo cornici di Magione sarà un natale molto triste, oggi l'azienda ci ha comunicato la messa in mobilità di tutto il personale, 46 lavoratori, per cessazione di attività e richiesta di concordato.
Un'altro pezzo del nostro sistema manifatturiero se ne va, la Grifo cornici è una azienda storica che nei momenti di massima espansione a visto impiegati anche più di 200 dipendenti ed è stata azienda leader a livello nazionale per la produzioni di cornici e nonostante le varie ristrutturazione degli anni passati rappresenta ancora oggi la più grande azienda industriale del comune di Magione.
La chiusura di questa azienda è l'emblema del fallimento dell'attuale modello di sviluppo, la vicenda della Grifo Cornici è la rappresentazione esatta della globalizzazione neoliberista.
La causa della crisi di questa azienda è scaturità dalla concorrenza fatta dai paesi asiatici e conseguente perdità di mercato e dalla scarsa disponibilità di liquidità e mezzi finanziari a causa dello scarso accesso al credito, che nei momenti di difficoltà delle imprese diventa fondamentale per mettere in campo quelle strategie necessarie per competere con quei mercati basati sullo sfruttamento dei lavoratori.
Come organizzazione sindacale chiediamo dice Michele Agnani della Fillea CGIL "che tutti soggetti su questa vicenda facciano la propria parte a partire dalle amministrazione locale ,la provincia e la regione ai quali nei prossimi giorni chiederemo di aprire un tavolo su questa crisi, ma anche a tutte le forze politiche chiederemo di non lasciare soli questi lavoratori".
La situazione, continua Agnani, è resa ancor più grave dall'ultima riforma delle pensioni, la quale a partire dal 2012 porta l'età pensionabile a 42 anni, la chiusura di questa azienda ci dimostra gli effetti concreti sulle persone e sui lavoratori, prima della riforma circa 10 dei 46 lavoratori maturavano il diritto alla pensione con la mobilità, oggi dopo la riforma solo quattro
 andranno in pensione con tre anni di mobilità.Questo ha dimostrazione del fatto che la posizione della cgil sulla riforma delle pensioni non è una posizione ideologica.

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