di Gian Filippo Della Croce

PERUGIA - Suscita una certa sorpresa apprendere da organi di stampa qualificati che mentre in Umbria si parla ogni tanto, di allargare gli orizzonti della nostra piccola regione per cercare di far respirare meglio una economia sempre più soffocata dal suo nanismo, altre regioni italiane si rendono protagoniste di mega progetti di coesione nazionale e internazionale sotto l’egida della Unione Europea.

Le regioni coinvolte sarebbero Marche, Friuli, Venezia Giulia, Veneto, Emilia- Romagna; Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, come si vede regioni del nord, del centro e del sud, ma non finisce qui dal momento che il progetto di coesione prevede il coinvolgimento anche di regioni di altri paesi UE ( o presto tali) limitrofi, come Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia, Montenegro, Albania e Grecia. Il nome del progetto di coesione è “Macroregione adriatico-ionia” e prevede una governance multilivello , uno strumento capace di dare più forza alla dimensione democratica dell’Unione Europea e di accrescere l’efficacia dei processi per raggiungere obiettivi essenziali come l’Europa dei cittadini ,in un contesto di crescita economica e sociale attraverso lo sviluppo sostenibile.

Un’Europa quindi molto diversa da quella che oggi si esprime attraverso lo squallido spettacolo della guerra tra poteri forti per il controllo del continente. Se il progetto riuscirà a mettere le ali, avremo di fatto ai confini dell’Umbria, regioni che avranno altro da pensare invece che guardare verso la nostra regione , perché guarderanno in tutt’altra direzione avendo già sviluppato un network molto attivo fra le Regioni aderenti al progetto, le città, le Università, le Camere di Commercio. La Unione infine approvando il progetto ha sottolineato come esso costituisce uno strumento forte ed utile per rafforzare la coesione europea e segnare una tappa importante verso una strategia ancora più vasta che riguarda la regione mediterranea. E l’Umbria? Continueremo a parlarci addosso di unioni, sinergie, aggregazioni, senza che mai nulla di tutto questo cominci a diventare qualcosa di concreto? Nello scenario attuale quanto pensano che si possa resistere così come siamo, i politici che ne reggono le sorti? Con i soliti patti, tavoli e tavolini vari che continuano a lasciare il tempo che trovano?

Guardiamo in faccia il nostro declino economico e industriale, con coraggio, e non facciamo finta di consolarci con il solito “è un dato nazionale”, perché anche se questo è reale, è pur vero che , e il progetto della macroregione adriatico-ionia lo dimostra, altri territori si stanno muovendo per trovare nuove strade di sviluppo, mentre in Umbria restano tuttora aperte e con poche speranze di soluzione, vertenze importanti per il futuro della regione, come il destino della Merloni di Nocera, della Basell e della Thyssen Krupp di Terni, e di altre realtà minori ma non per questo meno importanti per il tessuto sempre più lacero della nostra economia. In questa direzione sarebbe necessario investire risorse, più in concorsi di idee che in stucchevoli convegni senza alcun risultato concreto se non quello di concedere inutili passerelle a chi invece dovrebbe indicare qualche soluzione possibile alle problematiche più stringenti che interessano i cittadini e i lavoratori , cominciando a guardare un po’ più lontano non solo dei confini dell’Umbria ma anche del proprio naso.

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