Targhe per ricordare i livelli di piena del Tevere a Ponte S.Giovanni
di Gino Goti
PONTE SAN GIOVANNI - “La perversa stagione non paga di averci regalato, in quest'anno eccezionalmente disgraziato, una buona quantità di grandinate...ha voluto fare un'ultima disgraziata prova. La notte del sabato sopra la domenica, 8 corr. (il corrente sta per 8 novembre 1896),, un furioso temporale si scatenò sull'Appennino toscano alle sorgenti del Tevere, con una pioggia così torrenziale che pareva il finimondo.
Il Tevere straripò tutte parti, allagando, anzi sommergendo tutta la pianura circostante da Città di Castello a Todi. Tutti i paesi giacenti lungo le sponde come Ponte Felcino, Ponte Valleceppi, Ponte San Giovanni ecc. ecc. ne rimasero danneggiatissimi, l'acqua è salita fino al primo piano delle abitazioni, asportando e rovinando ogni cosa”. E' la cronaca drammatica dell'alluvione dell'8 novembre 1896 tratta dalle pagine del 12 novembre di quell'anno sul periodico “Il Paese” stampato a Perugia. Un altro periodico “La Provincia dell'Umbria”, sempre il 12 novembre tratta ampiamente l'avvenimento entrando nei particolari degli interventi dei vigili del fuoco “chiamati col telefono e subito accorsi” con il comandante Buranelli. Anche i vigili urbani e molta popolazione da Perugia si riversò a Ponte San Giovanni per aiutare quelli che erano in pericolo. Uno dei salvataggi “fu compiuto nel molino a macina in Ponte San Giovanni di proprietà dei signori Coca e Cavicchi, dove l'intera famiglia del mugnaio, composta di quattro persone, era salita sovra il tetto del pericolante fabbricato investito da tutte le parti, fin all'altezza del secondo piano, dalle onde furiose della piena”.
In altra parte del giornale si ricorda la generosa offerta di 500 lire inviata dalla signora Mary Gallenga agli alluvionati. Nelle pagine dell'”Unione Liberale, corriere dell'Umbria” è aperta una sottoscrizione a favore dei danneggiati dall'inondazione: il 13 novembre la cifra raggiunta era di 591 lire con gli ultimi versamenti di Vitale e Alessandro Ajò L.10, Leone Ascoli L.5, Agata Giori ved. Faci L.4.
Questo il colorito prologo, frutto di ricerca nella preziosa emeroteca della biblioteca comunale Augusta, per annunciare che questo pomeriggio (sabato 17. dicembre) alle 15.30 in via Ponte Vecchio, proprio in prossimità del Ponte coperto sul Tevere a Ponte San Giovanni, la Pro Ponte collocherà nella giusta posizione due targhe che ricordano appunto l'alluvione del 1896 e quella del 18 novembre 1944, di cui però in biblioteca, dato il delicato periodo bellico, non si sono trovati i numeri dei quotidiani allora presenti a Perugia. La targa del 1896, firmata dal comune di Perugia, è stata accuratamente restaurata da Francesco Giostrelli, mentre quella del 1944 è nuova e porta il logo della Pro Ponte. Il livello della piena del 1944 risultò di circa un metro superiore a quella del 1896, mentre nel 1833 il livello era di 1 metro e 25 inferiore.
Ci sarebbe da fare una piccola osservazione: da rilevamenti effettuati le arcate del Ponte Vecchio coperto sul Tevere risultano essere a un livello inferiore di 2 metri e 41 centimetri rispetto all'alluvione del 1944. Quindi a Ponte San Giovanni si spera che il tempo non sia completamente nemico e non ci trascini via questo storico attraversamento del Tevere la cui “quota di sottotrave” non è purtroppo “inferiore alla quota della sommità arginale” come recita la legge “2 febbraio 1974, n.64, art.1 con precise indicazioni e istruzioni relative alla normativa tecnica dei ponti stradali”. In pratica l'argine sulla riva sinistra, dopo il ponte, è molto più alto della “quota di sottotrave” del ponte stesso.

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