A poche ore dalla nomina del nuovo presidente del consiglio, Pierluigi Bersani segretario del più grande partito di opposizione, reduce da una lunga e strenua battaglia contro Berlusconi e il berlusconismo, affermava davanti alle telecamere “ Già si vede che la svolta c’è….” Riferendosi al nuovo governo. A distanza di qualche giorno e di fronte a quella che banalissimamente molti media e politici chiamano “la medicina amara” riferendosi alla manovra finanziaria dello stesso governo, il segretario del PD affermava sempre davanti alle telecamere “…occorre chiedere modifiche, certe proposte sono inaccettabili…”. Lo ha detto con un viso pensieroso, molto diverso da quello che aveva usato commentando la “svolta…”. Cos’era successo? Era successo che la “svolta” contiene tali e tanti pesi e sacrifici per una parte della società italiana, soprattutto per quella, che guarda caso è la maggioranza del suo elettorato. Che fare?

Il Presidente Monti, è stato chiaro quando ha detto che “la manovra non si modifica..” , quindi il segretario del più grande ex partito di opposizione ora facente parte di un contesto politico che è sempre più difficile definire di maggioranza o di opposizione( Lega a parte), mai visto prima d’ora in Parlamento, dovrà sciogliere il nodo dell’atteggiamento del suo partito di fronte alle richieste del governo al Paese. Richieste che molti, tanti ,giudicano giustificate dalla gravità della situazione contabile del Paese e molti, tanti, giudicano invece inique e incapaci di generare un futuro sviluppo. Intanto , stando alle ultime notizie sembra che Bersani abbia sciolto il nodo relativo all’appoggio da dare all’iniziativa sindacale unitaria che ha proclamato lo sciopero generale: il PD ci sarà. Una decisione che fa tirare un sospiro di sollievo a chi, e pure questi sono tanti, si sta preoccupando sempre più sulla sorte dell’identità di sinistra di questo partito.

Certo non si tratterà solo di farsi vedere al corteo, questo Bersani lo sa, perché se quel corteo sarà soltanto una passeggiata, quei tanti che stanno affollando con le loro proteste la rete, tutti militanti o comunque elettori del suo partito certo non la prenderebbero bene. Intanto il professore, va in televisione, proprio nel salotto di Berlusconi, per sostenere la sua manovra e nello stesso tempo rilegittimare ancora una volta il ruolo di Bruno Vespa. Personalmente la vedo come una caduta di stile, che può anche far nascere cattivi pensieri sulla presunta “apoliticità” del nuovo presidente del consiglio, perché evoca una “continuità” di cui avrebbe dovuto fare a meno, mostrando invece stili di comunicazione diversi e adeguati al cambiamento. Intanto un fantasma si aggira per le stanze di via Nazionale (sede del PD) è quello dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, a proposito del quale il professore ha detto che “…la concertazione sarà essenziale, ma è chiaro che certe riforme devono essere fatte attraverso la modifica dello Statuto….”. Ci auguriamo che Bersani abbia in mente una risposta chiara.

Gian Filippo Della Croce
 

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