PERUGIA – Il terremoto del 2009 che ha colpito duramente “Spina”, frazione di Marsciano, ma anche alcuni edifici pubblici e case del perugino, sta a dimostrare come anche una zona sismica a medio-rischio come Perugia può però essere messa in ginocchio anche da una cosiddetta onda sismica di medio-piccola intensità (4 grado della scala Mercalli). Tutta colpa della struttura e stratificazione del suolo che può amplificare l’onda d’urto provocando danni e rischi nettamente superiori alle previsioni e alle statistiche. Da qui la decisione della Regione e del Comune di Perugia di effettuare uno studio di microzonazione delle aree urbane del perugino che permetterà ai tecnici di conoscere i potenziali rischi di un suolo che non è certamente uniforme e subisce persino delle stratificazione umane del passato. Le nuove mappe di rischio saranno utilissime per i tecnici privati e quelli pubblici in chiave soprattutto di costruzione di edifici che, a secondo delle indicazioni del piano, dovranno avere determinate caratteristiche di messa in sicurezza. Ma a Perugia, essendo terminata la fase di espansione del mattone, sarà un’ottima guida per le nuove opere edili previste dal Comune: ovvero il recupero e il consolidamento delle opere delle abitazioni, palazzi e strutture di pregio artistico. Lo studio di microzonazione sismica di Perugia è stato presentato ieri pomeriggio a Palazzo dei Priori ai tecnici, geologi e ingegneri della città – che con la loro presenza all’analisi hanno ottenuto un attestato regionale - dopo il saluto dell’assessore regionale Stefano Vinti: "In un momento in cui è particolarmente difficile individuare risorse per la riduzione dei rischi naturali e quindi anche del rischio sismico, questo lavoro, finanziato con risorse pubbliche, mette a disposizione una serie di dati utili per verifiche sismiche di nuove progettazioni, per il miglioramento e l'adeguamento sismico e per la predisposizione di strumenti urbanistici, strutturali e operativi". Lo studio ha dimostrato che la pericolosità sismica di Perugia è ben inferiore all’area dell’Est dell’Umbria – l’Appennino umbro-marchigiano– ma preoccupano tre aree a causa di un suolo che potrebbe amplificare le onde sismiche che da un epicentro esterno possono raggiungere il capoluogo: l’area di Pian di Massiano, San Sisto e in parte anche Ponte San Giovanni dove da Piscille fino all’inizio della frazione sono stati individuati terreni di fondazioni particolarmente scadenti.

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