Staminali/Ricercatore perugino racconta come le cellule riparano cuore infartato
ROMA - E' questa la ricetta per riparare i cuori infartuati messa a punto da scienziati italiani di fama internazionale che lavorano in Usa: isolare cellule staminali cardiache del paziente da un lembo del suo tessuto cardiaco, moltiplicarle in provetta e poi reiniettarle nel paziente stesso. Le cellule iniettate fanno il resto, riparando il cuore.
A raccontare la procedura in un'intervista all'ANSA e' uno dei capofila del lavoro, Roberto Bolli, originario di Perugia e ormai da molti anni all'estero: ''abbiamo raccolto un piccolo pezzo di tessuto cardiaco (l'appendice atriale destra) durante l'operazione di bypass coronarico cui tutti i pazienti sono stati sottoposti; le cellule cardiache sono state isolate da questo tessuto e poi espanse in provetta fino a che non abbiamo ottenuto pochi milioni di cellule. Alla fine le abbiamo reinfuse nello stesso paziente da cui era stato prelevato il tessuto''.
Questo trattamento permette al cuore di ripararsi dopo un infarto, laddove da solo non ce la farebbe. Infatti, spiega ancora Bolli, dopo un infarto una parte del tessuto cardiaco muore, e con lui anche le staminali cardiache di quella regione. In piu' le staminali endogene del cuore non hanno accesso spontaneo al tessuto necrotico infartuato perche' la cicatrice che si e' formata in quel tessuto non e' vascolarizzata.
La chiave del successo della terapia, spiega Bolli, e' che ''noi iniettiamo le staminali direttamente nella cicatrice, cosa che permette alle staminali di andare proprio la dove servono''. ''Le cellule staminali cardiache da noi usate sono naturalmente programmate proprio per riparare il cuore - sottolinea Bolli - per cui riteniamo che per questa funzione siano migliori di altre staminali (come quelle del midollo osseo usate in studi simili). Ma per ora non ci sono dati a dimostrazione della superiorita' delle nostre cellule sulle altre'', per cui e' importante procedere con tutti gli studi.
Quel che conta e' che, visti i risultati di Scipio (lo studio coordinato da Anversa e Bolli e oggi presentato a Orlando in Usa), ''le nostre sperimentazioni cliniche andranno avanti, conclude Bolli: contiamo di iniziare una sperimentazione di fase II su diverse centinaia di pazienti nel 2012''.

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