«Non c’è tempo da perdere, serve una Nuova Europa»
Di: Fabio Sebastiani
Ridimensionare la finanza, riprendere il controllo dell’economia, praticare la democrazia: sono i tre temi-chiave, «le tre correzioni di rotta», come sono state definite, del dibattito on line chiuso ieri su www.sbilanciamoci.info (oggi, sul “manifesto”). “La rotta d’Europa”, questo il titolo del forum tra economisti, esperti e personaggi politici della sinistra, ha ospitato dal giugno di quest’anno più di cinquanta interventi, ripresi anche da “OpenDemocracy”. All’intervento di Rossana Rossanda si sono succeduti, tra gli altri, quello di Fausto Bertinotti, Joseph Stiglitz, Francesco Garibaldo e Gianni Rinaldini, Luciano Gallino, Andrea Fumagalli, Paolo Leon, Riccardo Bellofiore. Molti gli ospiti internazionali: Andrew Watt, Urike Guérot, John Palmer, Bengt-Åke Lundvall.
Il nodo cruciale è l’elaborazione di una proposta per uscire dalla dittatura della finanza. Una dittatura sostanzialmente uscita rafforzata dal G20 di Cannes dove nessuno, di fronte alla macerie del blocco occidentale è stato in grado di prendere il coraggio a due mani. Il tempismo nella gestione della crisi si sta dimostrando una variabile centrale. E gli ignavi, in un contesto del genere, sono destinati a diventare dei veri e propri criminali. Sperare che il mercato trovi da solo le condizioni per far ripartire il ciclo è pura follia.
L’economia finanziaria, al contrario di quanto sostengano i fautori del mercato non “comunica” più con l’economia reale. «Di fronte alla crisi del debito – scrive Mario Pianta nella sintesi del confronto pubblicata ieri – ci sono tre possibili vie d’uscita. La prima è che l’Europa garantisca collettivamente il debito pubblico dei paesi dell’area euro; la seconda è una ristrutturazione concordata del debito; la terza è l’insolvenza degli stati debitori».
La prima vorrebbe dire un vero e proprio “salto di qualità” dell’Europa che farebbe un piccolo passo in più verso l’integrazione politica. Tra la seconda e la terza soluzione, ovvero tra un “disastro pilotato” e un ridisegno totale della geopolitica e dell’economia dell’Europa con un sostenziale ritorno alle monete nazionali conta solo il fattore tempo. Prima si interviene e prima si può evitare la soluzione estrema in cui a dominare sarebbe comunque la finanza-casinò. «Anche nel precipitare della crisi – continua Pianta – non vengono scalfiti i due pilastri della costruzione europea degli ultimi vent’anni: finanza e neoliberismo. Anzi, vengono riproposti in dosi ancora maggiori – salvataggi delle banche, privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica – come soluzioni della crisi attuale. Le èlite politiche ed economiche, e le loro politiche monetarie, macroeconomiche e del lavoro, restano ferme ai dogmi del passato e stanno portando l’Europa dritta alla depressione».
Da qui, i tre percorsi verso una uscita in grado di riqualificare la parola “futuro”: “ridimensionare la finanza”, “l’economia da controllare”, “la democrazia da controllare”. In sostanza, un salto in avanti dell’Europa, in grado di mettere davvero le briglie alla speculazione, dotarsi di una politica economia che redistribuisca la ricchezza, aprire a una pratica effettiva della democrazia, la sola che può ricominciare a tessere il filo della coesione sociale. Tre passaggi capitali che hanno bisogno di una politica rinnovata in grado di dire la sua, anche attraverso la mobilitazione, rispetto allo strapotere della finanza. Ormai, infatti sia la “burocrazia governante” che il personale politico dei vari stati membri appaiono decotti dai propri stessi errori e completamente screditati agli occhi dell’opinione pubblica.
Gli strumenti? Sistema di tassazione europeo, eurobond e un nuovo modello di sviluppo che faccia perno su “che cosa si produce, come e per chi”.
Non c’è più tempo da perdere. «Rispetto al luglio scorso – scrive ancora Pianta – la crisi finanziaria si è aggravata. Gli indici di borsa hanno perso oltre il 10% del valore, più in Europa che negli Usa. I tassi di interesse sul debito pubblico sono ora dell’1,88% in Germania, del 6,23% in Italia, del 30,88% in Grecia, con lo spread triplicato in pochi mesi: per l’Italia questo andamento ha assorbito da solo le nuove entrate delle manovre estive di Tremonti». Se si guarda agli indici della recessione il quadro si fa ancora più drammatica: area euro (-3,4%), Italia (-5,5%), Germania (-4,1%). Insomma, la crisi economica sembra somigliare sempre più a una spirale che diventa sempre più incontrollabile.
Fonte: controlacrisi.org

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