AREZZO - La diga di Montedoglio, nel comune di Sansepolcro, e' sana, ma la parte dello scarico superficiale no. Questa la conclusione, in sintesi, dei periti che, dopo quasi un anno, hanno consegnato al Procuratore della Repubblica di Arezzo Carlo Maria Scipio la relazione finale sull'incidente avvenuto il 29 dicembre del 2010 che provoco' il crollo di tre conci - una sorta di muretto di contenimento - in una delle pareti di sfioramento, causando il rigonfiamento del Tevere, allagamenti di terreni e lo sgombero di 450 persone nei comuni di Anghiari e Sansepolcro.

La piena del fiume interesso' anche i comuni di Citta' di Castello e Perugia. La perizia, firmata da Enzo Boschi, Paolo Salandin, Pietro Sembenelli Groppo, Antonio Turco e Renato Vitaliani ha stabilito che sul crollo gli eventi esterni, terremoti o forti piogge, non hanno avuto alcuna incidenza. Il cedimento sarebbe da far risalire al materiale usato e alle tecniche di costruzione probabilmente sbagliate.

Il Procuratore, che indaga per disastro colposo, ha annunciato che, alla luce degli accertamenti tecnici, a breve potra' essere effettuato il dissequestro della diga, gestita dall' ente irriguo umbro-toscano (ora Ente acque umbre toscane), opera costruita in terra e dunque sicura, mentre resta sequestrata la parte superficiale interessata al cedimento. ''Non e' escluso - ha spiegato il Procuratore Scipio - che i difetti evidenziati possano interessare altre parti dello scarico superficiale, in pratica, altri conci non interessati dal crollo''. La perizia ha fatto emergere anche irregolarita' amministrative che, in questo contesto non hanno pero' alcuna rilevanza. Ulteriori supplementi di consulenza arricchiranno il procedimento che resta al momento contro ignoti.
 

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