PERUGIA - Emerge un quadro negativo, soprattutto per il forte calo di fatturati e utili, dall'analisi dell'Osservatorio economico sulle societa' di capitali umbre di Unioncamere su oltre 36mila bilanci nel triennio 2007-2009, riferiti a 12mila societa' di capitali della regione.

Lo studio fornisce, attraverso i tre anni di esercizio presi in esame e grazie ai dati e alle informazioni tratte dai bilanci depositati nei registri delle Camere di commercio di Perugia e Terni, la classifica aggiornata delle prime 100 imprese della regione per fatturato, ma anche per valore aggiunto (ovvero per la maggiore ricchezza creata dalle aziende nel corso della loro attivita'), la distribuzione delle imprese per settore e area geografica, l'andamento delle principali grandezze di bilancio quali fatturato, valore aggiunto, risultato di esercizio e patrimonio netto, e l'analisi settoriale delle imprese umbre attraverso il calcolo dei piu' significativi indici di bilancio. I risultati del 2010 e del 2011 ancora in fase di lavorazione e che ''non si annunciano certo migliori'', e' stato detto questa mattina durante la presentazione, a Perugia.

Lo studio, commissionato da Unioncamere Umbria, e' stato illustrato dal suo curatore, il professor Paolo Fratini, docente alla facolta' di Economia dell'Universita' degli studi di Perugia. I risultati sono stati poi commentati, oltre che da Giorgio Mencaroni, presidente di Unioncamere, anche dai rappresentanti delle varie associazioni di categoria presenti. Le conclusioni sono state affidate a Vincenzo Riommi, assessore regionale allo Sviluppo economico della Regione Umbria.

Il quadro che emerge - e' stato sottolineato da tutti i presenti - non e' certo positivo. L'analisi conferma inoltre che ''in Umbria la crisi e' arrivata prima, aprendo quindi ancora oggi dubbi sulla forza complessiva del sistema umbro''. ''Siamo un'economia - ha detto l'assessore Riommi - dipendente dalla domanda interna e dalle reti corte, ma la componente internazionalizzata e' forte perche' siamo all'origine di cicli di produzione importanti''. ''Il tema e la sfida - ha poi aggiunto - non e' sul quando usciremo dalla crisi, ma sul come lo faremo, se riusciremo a ritornare ad essere competitivi''.

Dallo studio si evidenzia che il tessuto imprenditoriale umbro delle societa' di capitali consta principalmente per un 75% di piccole imprese (la maggiore concentrazione si ha infatti nella classe di fatturato ''minore di 250mila euro'' e nella classe di distribuzione per addetti ''fino a 5'') occupate in prevalenza nei settori del commercio, delle attivita' manifatturiere e delle costruzioni, con una frequenza molto simile tra le due province umbre. Un forte segnale arriva soprattutto dal calo del fatturato e del valore aggiunto, che e' generalizzato in quasi tutte le prime cento aziende dell'Umbria, evidenziando come quelle operanti nella provincia di Perugia siano piu' efficienti nella creazione di valore aggiunto rispetto a quelle del Ternano, pur registrando tutte le imprese, sia perugine che ternane, un sensibile calo di fatturato nell'intervallo temporale considerato.

Il dato piu' significativo e' la riduzione dei ricavi della ThyssenKrupp Acciai Speciali di Terni, che passa dal primo al terzo posto tra le imprese di dimensioni maggiori per fatturato, essendo stata scavalcata nel 2009 dalla E.ON Italia Power &Fuel sempre di Terni e dalla PAC 2000 di Perugia, la quale ha invece progressivamente incrementato il valore dei ricavi. Inoltre, anche per i risultati di esercizio, e' fortissimo il calo in tutta l'area regionale (nella provincia di Perugia si assiste nel 2009 a un quasi azzeramento degli utili rispetto a quelli del 2007).

L'Osservatorio mette poi al centro anche un'altra riflessione, quella dell'urgenza di risolvere le emergenze della sottocapitalizzazione e dell'indebitamento delle imprese che, ''soprattutto nel Perugino - ha dichiarato infine Mencaroni - sono il vero, drammatico problema di tante, troppe piccole e piccolissime aziende''.
 

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