(dall'inviata Eva Bosco) (ANSA) - TODI - E' venuto di buon mattino, ha tenuto la sua relazione, e poi ha lasciato il convento alle ''truppe'' cattoliche, perche' tocca ai laici rimboccarsi le maniche e lavorare nel sociale. Di piu': e' un loro dovere. Non farlo, e' ''un peccato''. Visto che ''la religione ha una dimensione pubblica: non riconoscerlo e' un grave errore''. Questo e' venuto a dire il capo dei vescovi italiani, card. Angelo Bagnasco, all'assise di Todi, un appuntamento atteso nel quale molti vedono il punto di partenza di un nuovo corso, da cui e' uscita la richiesta di un nuovo governo.

La Chiesa, ha ribadito Bagnasco, presidente della Cei, non intende mettere in discussione la laicita' dello Stato, ma nell'ambito della sua missione spinge all'azione ''i cristiani diventati massa critica nella societa'''.

Promosso dal Forum delle associazioni cattoliche, la convention ha radunato organizzazioni con storie e tradizioni diverse. Sotto lo stesso tetto si sono ritrovati Cisl, Acli, Compagnia delle Opere, Confartigianato, Movimento cristiano lavoratori, Confcooperative, Coldiretti; rappresentanti di Sant'Egidio, Azione Cattolica, Retinopera, Focolarini, Neocatecumenali e di molte altre formazioni. E ancora docenti universitari, economisti e banchieri - tra cui il Rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi e il consigliere delegato di Banca Intesa, Corrado Passera.

Una platea con molte diverse sfumature, che tutta insieme non si riuniva da decenni. Il fatto che si sia ritrovata insieme non e' indifferente. Sullo sfondo c'e' la volonta' comune di voltare pagina.

Il leader della Cisl, Bonanni, ha detto chiaro e tondo a nome del forum che ''serve un governo diverso, piu' forte'', una ''nuova legge elettorale con le preferenze'', misure per lavoro e famiglia. Ma voltare pagina implica gli strumenti per farlo.

Un partito cattolico? Assolutamente no. Un partito? Ora e' presto, piu' in la' si vedra', e' quel che emerge dal forum. Anche perche', forse, su un punto come questo le associazioni devono approfondire la riflessione, visto che implica la necessita' di schierarsi, o per lo meno di collocarsi.

Ma nella parte pre-politica, un pezzo di strada e' iniziato. Ed quella che piu' interessa lo stesso Bagnasco. Perche' e' li' che i cattolici possono fornire quel patrimonio di idee utile a una politica del bene comune. Alla base ci sono quei valori non negoziabili che hanno a che fare con l'uomo e la sua essenza. La vita, dall'inizio alla fine; il matrimonio fra uomo e donna; la liberta' religiosa ed educativa sono punti fondativi ''non sono oggetto di negoziazione'': altri sono gli ambiti di ''mediazioni o compromessi''.

Questo Bagnasco l'ha ripetuto chiaro e forte, probabilmente anche per spegnere qualche critica di chi aveva trovato tiepida la sua ultima prolusione al Consiglio Cei su questo punto. Ma i cristiani hanno anche un ''tesoretto'' che e' fatto anche di ''autentica concezione dell'uomo, della sua dignita', dei suoi bisogni veri, non indotti e imposti da una cultura prona all'ideologia del mercato''.

Un bene prezioso in una fase in cui ''l'attenzione generale e' puntata ai grandi problemi del lavoro, dell'economia, della politica, della solidarieta' e della pace''. E ''se per nessuno e' possibile l'assenteismo sociale, per i cristiani e' un peccato di omissione''.

L'invito alla partecipazione e' chiaro e diretto. Nessuna ingerenza: ''il principio di laicita' dello Stato non e' in discussione, e' un dato acquisito dalla Chiesa''. Piuttosto un richiamo al senso di responsabilita' perche' per i cattolici questa e' ''un'ora promettente della storia'' da non mancare.

Anche l'Osservatore Romano ha dato spazio alle parole di Bagnasco in un articolo in cui spiega ''perche' i cattolici non possono tacere'' e l'importanza di un dibattito preparatorio. ''Non si puo' chiedere alla Chiesa di abdicare ai propri criteri di giudizio'' in base alla contingenza politica. Chi voglia confrontarsi con i credenti dovra' dunque interrogarsi sui propri criteri e le proprie priorita'''.

 

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