PERUGIA -  È iniziata a Tokio e Sydney la lunghissima giornata di mobilitazione globale che porterà oggi centinaia di migliaia di indignados a protestare in tutto il mondo. Sono infatti 951 le città di 82 nazioni in cui i movimenti localli hanno risposto all'appello di 'United for Global Changè rivolto «alle popolazioni del mondo affinchè si sollevino il 15 ottobre» perchè «è arrivato il momento di unirci, è arrivato il momento di farci sentire», come si legge sul sito del movimento internazionale.

Alcune centinaia di persone, tra le quali anche diversi bambini accompagnati dai genitori, hanno sfilato per Tokyo, dietro allo striscione «Occupy Tokio», e gridando slogan anche per mettere fine all'uso dell'energia nucleare. Manifestazioni si sono già svolte anche in Australia, sia a Sydney che a Melbourne dove gli indignados hanno protestato contro «l'avidità delle corporation». A Sydney, dove la manifestazione ha attirato centinaia di persone ma non le migliaia sperate dagli organizzatori, si è deciso di continuare la mobilitazione con un picchetto nei prossimi giorni di fronte alla sede della Banca d'Australia. «Il pianeta non può continuare ad andare avanti con questo livello insostenibile di disegualianza - ha detto Mark Goudkamp uno degli organzzatori dell»assemblea generalè di Sydney - dobbiamo sfidare i potenti che controllano l'economia globale ed hanno un'enorme influenza sui politici eletti.

La nostra protesta mostra la solidarietà con Occupy Wall Street - ha detto uno degli organizzatori della manifestazione di Melbourne - ma anche per diversi problemi che abbiamo nel nostro paese, anche se sappiamo che la nostra situazione è migliore di quella di chi protesta negli Stati Uniti«. Anche in Corea del Sud, paese dove le proteste sono insolite, un piccolo gruppo di dimostranti hanno protestato di fronte ad una banca. Una protesta, hanno sottolineato i partecipanti, »per le questioni economiche globali« e non concentrata contro il governo di Seul. A Giacarta la protesta invece ha assunto toni anti-americani: alcune decine di persone con il volto coperto da maschere si sono infatti riunite nei pressi dell'ambasciata americana in Indonesia. »Voglioamo mostrare che il regime americano e il suo sistema imperialista deve essere distrutto«, ha detto Rudi Daman, leader della Lega internazionale per la lotta popolare

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