La caduta di Roma
Frutto di anni di ricerca e di studio, questo poderoso volume di Adrian Goldsworthy, arricchito da una bella cronologia e un ricco glossario, si legge tutto di un fiato. Quasi fosse un giallo per arrivare subito a scoprire chi è il colpevole. In questo caso l’indagine riguarda un cadavere eccellente: Roma e il suo impero, e le ragioni di questa “morte”. Adrian Goldsworthy racchiude in sé le capacità del ricercatore (trovare le fonti migliori e analizzare le informazioni) e le qualità migliori del divulgatore.
Autore di otto libri sulle battaglie e i condottieri di Roma, è stato consulente di molti programmi storici televisivi realizzati dalla BBC, da History Channel e da National Geographic.
Questo libro, il primo tradotto in Italia, è stato definito dal “Washington Post” uno dei migliori testi storici dell’ultimo decennio.
Con la deposizione di Romolo Augustolo, che Goldsworthy definisce l’ultimo di una lunga schiera di imperatori fantoccio, cade l’Impero Romano d’Occidente. E’ il 476 d.C. e la ribellione dei mercenari germanici che avevano portato al soglio imperiale il giovane Romolo, figlio di Flavio Oreste, portano alla caduta dell’Impero. Il loro leader Odoacre, infatti, si guarda bene dal nominare un ennesimo imperatore. Si sottomette invece, almeno nominalmente, all’imperatore di Costantinopoli, Zenone, diventando di fatto il “padrone dello Stivale” fino a che non venne sconfitto da Teodorico. Da sempre, gli storici asseriscono che a causare la fine di Roma furono soprattutto le invasioni delle tribù germaniche. Goldsworthy propone una teoria diversa: quelle invasioni non sono la causa della fragilità e dell’instabilità dell’Impero, ma solo il sintomo del suo stato di salute.
Per capire quali fossero i veri motivi del crollo, secondo Goldsworthy occorre andare indietro nel tempo e analizzare gli ultimi 300 anni di storia di Roma. Ovvero da quando la morte di Marco Aurelio, nel 180, diede inizio a una lunga serie di guerre civili che finirono per indebolire l’esercito e l’amministrazione dell’unica “superpotenza continentale”.
L’Impero non cadde in un giorno, per la sconfitta di un giovane imperatore, ma morì a seguito di una lunga agonia, causata dal fatto che “gli imperatori e gli impiegati del governo avevano dimenticato il fine per cui era stato creato l’Impero.
L’interesse più ampio dello stato, la ‘res publica’, la cosa pubblica dalla quale deriva la nostra parola ‘repubblica’, era divenuta secondaria rispetto al loro successo personale e alla loro sopravvivenza”. Ci ricorda qualcosa?
Fonte: Civiltà

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