L'editoriale di Gian Filippo Della Croce - Le mani avanti
PERUGIA - “Mettere le mani avanti” è un’espressione comunemente usata per significare che in una situazione di potenziale pericolo, mettere le mani avanti al nostro corpo può aiutarci a proteggerci. Una espressione usata per cautelarci nei confronti di difficoltà imminenti, che può anche non convincere i nostri interlocutori, ma che per noi può rappresentare un modo per salvare la faccia. Una pratica molto usata in politica, a tutti i livelli, dove mentre pare che si dichiari una verità, di fatto si sta pensando soltanto a creare le condizioni per cui quando emergerà la vera contraddizione rispetto ad intenti precedentemente dichiarati , le “mani avanti” riescano a proteggere la reputazione del politico di turno parzialmente o totalmente che sia. Insomma “mettere le mani avanti” non è proprio il massimo della pratica politica anche se di questi tempi la vediamo spesso usata dai ministri del governo in carica, a partire dal presidente del consiglio, che alle sue promesse ha fatto quasi sempre seguire un “se me lo fanno fare” ( di solito i magistrati o i comunisti), in previsione appunto di una sicura inadempienza.
Così quando in tempi non sospetti, dalle nostre parti, cioè in Umbria, qualcuno ha osato mettere in discussione alcuni assetti industriali che qualcun altro presentava come le “magnifiche sorti e progressive” di una grande industria presente sul nostro territorio , costui veniva regolarmente accusato dei reati di “demagogia” e di disfattismo, espressioni sempre care a chi utilizza la pratica delle “mani avanti”. La grande industria di cui si parla è la Thuyssen Krupp di Terni, anzi la ex Thyssen Krupp, dal momento che da pochi giorni essendo stato scorporato dalla holding tedesca, lo stabilimento ternano ha assunto il nome di Inoxsum, un orribile bisticcio di anglolatino, che dall’altro ieri in poi lo identificherà nel contesto della siderurgia mondiale.
Ricapitoliamo rapidamente: AST (acciai speciali terni) azienda a partecipazione statale, viene venduta o svenduta (secondo i punti di vista) nella temperie della cancellazione del settore delle partecipazioni statali in Italia al gruppo siderurgico tedesco Krupp, già primo concorrente dell’acciaieria ternana ,che pare l’abbia acquisita senza nemmeno pagare tutta la somma pattuita. Successivamente il gruppo tedesco viene a sua volta acquisito dalla holding multinazionale Thyssen, sempre tedesca, assumendo quello che fino a pochi giorni fa era il suo marchio cioè “Thyssen Krupp Acciai speciali”, un evento che molti politici allora giudicarono enfaticamente quasi come un evento miracoloso per la nostra regione, foriero di inarrestabili successi e di ovvie ricadute sullo sviluppo territoriale. Il passaggio alla multinazionale tedesca Thyssen che a differenza del gruppo Krupp, la cui mission era essenzialmente siderurgica, non era senza rischi, in quanto il comparto siderurgico della stessa multinazionale rappresentava nemmeno il venti per cento del suo business, ma se ciò, come del resto accadde, veniva fatto notare si correva immediatamente il rischio di essere bollati come coloro che intendevano impedire il realizzarsi di un grande evento economico per la nostra regione.
Chi è dotato di onesta memoria sa come sono andate a finire le cose, prima l’amputazione della produzione del lamierino magnetico, prodotto strategico delle acciaierie ternane, poi il ridimensionamento delle lavorazioni “a caldo”, infine l’uscita dalla holding non come mossa strategica ma come uscita della stessa holding dal settore siderurgico, con la decisione di mettere lo stabilimento ternano, scorporato e trasformato in società autonoma, in vendita al migliore offerente. Fine della favola alla quale molti politici nostrani avevano giurato di credere, ma era solo un modo per mettere “le mani avanti”.

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