di Nicola Bossi

PERUGIA - Antonio Curatolo è il supertestimone del caso Meredith. Ha ribadito di aver visto Amanda e Raffaele insieme intorno alle 21,30 nel campo da Basket di Piazza Gallenga che sovrasta l'abitazione di via della Pergola dove avvenne il delitto. Smentendo così, secondo l'accusa, l'alibi dei due giovani che era quella della cena-film-spinello e sesso; tutto rigorosamente a casa di Raffaele Sollecito. Curatolo è stato fatto a pezzi dalle difese per via del fatto che è un eroinomane senza fissa dimora e per giunta è la terza volta che risolverebbe un caso di omicidio.

Curatolo oggi sta vivendo con apprensione la vigilia della sentenza, ma non in strada come in passato ma in un appartamento in affitto nella storica Corso Cavour. "Sono molto in pensiero - ha spiegato a Tmnews Curatolo - perchè i media vogliono l'assoluzione di due ragazzi che si sono macchiati di un omicidio di una ragazza poco più che ventenne. Se li assolvono non c'è giustizia per nessuno".

Curatolo risponde a tono a chi gli dice che nei casi di omicidio ci si trova sempre lui, dalla parte dell'accusa: "Quando vivi per strada, notte e giorno, puoi solo essere testimone del peggio e non del meglio": risponde Curatolo che non ha molta fiducia sulla Corte: "Sono giudici da civile e non da penale, non sono abituati a giudicare certi fatti gravi". Ma comunque andrà questa storia per Curatolo è iniziata una nuova vita. Forse. "Grazie a degli amici, tra cui anche alcuni giornalisti del posto, sono stato aiutato ad avere un alloggio in affitto e mi hanno fatto operare anche all'anca. Ora sto aiutando un ragazzo tunisino che è venuto qui ma ha trovato tutte le porte chiuse". Anche questo è uno spaccato del Caso Meredith.  

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