PERUGIA - Dal governo Berlusconi ci avevano già provato con la manovra finanziaria del 2010, ma l’azzardo non gli era riuscito e si limitarono ad introdurre la sostituzione delle dichiarazioni di inizio attività con le più semplici comunicazioni per l’avvio dei cantieri, eliminando alcuni obblighi di certificazione da parte delle imprese. Oggi riprovano ad eliminare il DURC con alcune misure contenute nel cosiddetto decreto sullo sviluppo: è quanto emerge dalle anticipazioni e dagli annunci di Renato Brunetta che estende la sua proposta di semplificazione “criminogena” anche all’eliminazione dei certificati antimafia.

Non ci si sarebbe potuto aspettare altro da un governo allo sbando che, dopo aver “incoraggiato” a forza di condoni l’evasione fiscale e contributiva, con una mano si mette a fare la pubblicità antievasione e con l’altra, più concretamente, torna a stimolarla. Se l’annuncio di Brunetta dovesse trovare conferma nelle misure del decreto, sarà sempre più difficile contrastare il sommerso e il lavoro nero, l’evasione fiscale e contributiva, la concorrenza sleale nel settore dell’edilizia e delle costruzioni, obiettivi che proprio a Gualdo e in Umbria da più di un decennio sono invece stati considerati prioritari nell’azione delle istituzioni, delle associazioni delle imprese e dei sindacati, soprattutto in relazione alla ricostruzione.

L’eliminazione del DURC insieme a quella della certificazione antimafia sarebbe un combinato disposto micidiale e rappresenta un ulteriore pericolo per l’economia locale. Essa e con essa la società civile sarebbero più esposte alle incursioni dell’imprenditoria più spregiudicata ed alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Già oggi i segnali che su questo versante si registrano anche nella nostra Regione e nel nostro territorio sono di per se rilevanti e preoccupanti: con una misura come questa la nostra economia subirebbe un ulteriore e più duro colpo ed aumenterebbero esponenzialmente i rischi di infiltrazione e di metastasi criminale.
L’obbligo del DURC e della certificazione antimafia nella nostra economia negli anni sono diventati dei veri e propri anticorpi, soprattutto durante il processo della ricostruzione. L’Umbria è stata la prima Regione a introdurre il DURC, che si è configurato come uno strumento fondamentale di prevenzione delle irregolarità contributive e fiscali sul lavoro. Uno strumento che è stato poi adottato a livello nazionale e che consiste in una certificazione da parte di Inps, Inail e Cassa edile della correttezza dei pagamenti e degli adempimenti previdenziali, assistenziali, assicurativi dell’impresa a favore dei dipendenti impiegati. Il possesso di questa certificazione all’inizio e alla fine dei lavori è una condizione richiesta all’impresa per non incorrere in sanzioni, per non vedersi negare il certificato di agibilità e in Umbria per non essere inserita in una lista di imprese inadempienti, e quindi per non incorrere nell’esclusione per due anni dagli appalti e subappalti per l’affidamento di lavori pubblici e privati di competenza di Regione, enti locali e amministrazioni pubbliche operanti nel nostro territorio regionale, nonché nell’esclusione da agevolazioni o finanziamenti pubblici.
Nella nostra regione, inoltre, il DURC ha subito nel corso degli anni un’ulteriore evoluzione a garanzia di una regolarità “sostanziale”, oltre a quella formale, delle imprese. E così oggi la cassa edile rilascia una certificazione ulteriore che verifica la cosiddetta congruità dell’incidenza della manodopera impiegata nel cantiere, per i lavori pubblici e privati, rispetto al bene o al servizio che si produce, sulla base di alcuni indici che sono stati elaborati dall’amministrazione con il contributo degli operatori del settore edilizio, dei sindacati e degli ordini professionali.

Ora questo straordinario impegno per la prevenzione del lavoro irregolare e sommerso, che ha significato una decisa qualificazione del settore produttivo delle costruzioni ed edilizio nella nostra Regione e ha attraversato tutto il periodo della ricostruzione post terremoto continuando a dispiegare i suoi effetti ed evolvendosi in istituti all’avanguardia per la tutela della sicurezza sul lavoro e della concorrenza sleale, verrebbe vanificato dalla decisione del governo di mettere nel cassetto il controllo della pubblica amministrazione e l’obbligo della trasmissione del DURC da parte del committente ai Comuni. Peggio ancora è per la certificazione antimafia.
L’intento dichiarato dal governo è quello di sburocratizzare l’iter dell’inizio delle attività del privato secondo l’adagio “un’impresa in un giorno”; in realtà l’obiettivo non è la semplificazione, ma la completa deregolamentazione e l’impossibilità per la pubblica amministrazione di verificare le eventuali irregolarità e di esercitare la propria fondamentale funzione di controllo e di autorizzazione.

L’elemento della semplificazione rischia di diventare dunque soltanto un pretesto, mentre l’eventuale soppressione dell’obbligo del DURC e della certificazione antimafia insieme alla già operante introduzione della Scia, al posto della Dichiarazione di inizio attività (Dia), rappresenterebbero un concreto colpo ad un sistema di regole e controlli, che nell’opinione comune dei soggetti pubblici e privati che operano nel settore dell’edilizia, ha significato qualità del lavoro e della produzione, competitività ed efficienza, aumento della professionalità, prevenzione degli incidenti e potenziamento della sicurezza sul lavoro, diminuzione della permeabilità all’infiltrazione delle organizzazioni criminali.

Per questi motivi riteniamo inaccettabile la determinazione del Governo di sopprimere il DURC e la certificazione antimafia: si tratta di uno strumento che in Umbria si è rivelato fondamentale, efficace ed efficiente, e ha rappresentato un modello per la generalizzazione a livello nazionale dell’istituto della regolarità contributiva come requisito per l’avvio dei lavori nei cantieri e per l’aggiudicazione di appalti di lavori, forniture e servizi, garantendo trasparenza e qualità del lavoro e delle produzioni.

La semplificazione “criminogena” alla Brunetta va contro gli interessi economici e civili dell’Umbria e della nostra Città e pone ad ulteriore rischio legalità e coesione sociale: la Regione dell’Umbria ha di recente varato la sua legge per la semplificazione amministrativa ed è stata votata all’unanimità, costituendo un esempio alto e lungimirante di come si possano recepire le istanze delle imprese, senza perciò mettere a repentaglio la trasparenza, la legalità e l’impegno prioritario volto a contrastare l’economia sommersa o criminale. Questo deve essere il modello, anche la Giunta dell’impotenza e dell’indifferenza batta un colpo.

Per la sinistra per Gualdo
Gianluca Graciolini
 

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