Passa in consiglio regionale mozione Prc contro il revisionismo pro-fascista
PERUGIA – Il Consiglio regionale con 14 voti favorevoli dei gruppi di maggioranza e sette contrari ha approvato la mozione proposta dal gruppo di Prc-Fds, Damiano Stufara (capogruppo) e Orfeo Goracci, che impegna il presidente della Giunta e l’Esecutivo regionale a “rafforzare l’opera di valorizzazione dei principi costituzionali e dell’antifascismo” e a vigilare “affinché non siano concessi luoghi o palazzi istituzionali alle manifestazioni delle associazioni che si richiamano all’ideologia fascista”.
La mozione impegna anche il presidente del Consiglio regionale ha inviare il testo al Presidente della Repubblica e a quelli del Senato e della Camera e del Senato della Repubblica.
Spiegando finalità e significato politico della mozione sottoposta al dibattito dell'Aula Damiano Stufara ha detto, “non è accettabile che alcuni parlamentari abbiano presentato due proposte di legge, una per il riconoscimento del ruolo di associazione combattentistica, con relativo diritto a percepire contributi pubblici, anche a quelle associazioni di militari che aderirono alla Repubblica sociale di Salò, e un'altra per abolire la dodicesima Disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana che vieta la riorganizzazione del Partito fascista. Se questo avvenisse, ha ammonito Stufara, verrebbero cancellati due elementi fondanti del nostro ordinamento statale che è antifascista perché nato dalla Resistenza. Pur in una fase di revisionismo storico evidente, ha concluso, non passiamo ignorare un dato di fatto inoppugnabile: al momento dei tragici fatti dell'epilogo della Seconda Guerra Mondiale in Italia non tutti erano dalla stessa parte a combattere per la libertà e la democrazia di questo Paese”.
Motivando il suo no alla mozione Andrea Lignani Marchesani (Pdl) ha invitato a riflettere storicamente sulle vicende che animarono la scelta dei ragazzi che aderirono alla Repubblica di Salò. “Fecero una scelta non di comodo, ma di responsabilità senza cedere alle lusinghe di tanti che invece cambiarono bandiera. Quando non ci saranno più i protagonisti di quegli anni non si potrà più parlare di fascismo come male assoluto. Che le cose cambiano lo dimostra la vicenda della famiglia Savoia, ormai ridotta poco più che a fenomeno televisivo. E' giusto riconoscere lo stato di combattente ai ragazzi della Rsi perché, pur sbagliando, formalmente combattevano per uno stato riconosciuto dal diritto internazionale”.
Per Gianfranco Chiacchieroni (Pd) “La Costituzione è una carta dei valori che ispira delle regole nelle quali ci riconosciamo. I valori dell'antifascismo sono tra le basi fondamentali su cui si tiene insieme una comunità. Il giudizio a cui fa riferimento Lignani Marchesani riguarda la storia, non i valori che oggi ispirano la convivenza nazionale. E' quindi giusto sostenere la mozione del consigliere Stufara anche perché l'antifascismo ha subito una evoluzione, ha acquisito i valori della democrazia e del pluralismo, della libertà e della pace, dell'autonomia dell'Italia nel consesso delle nazioni libere”.
In sede di replica, Damiano Stufara per apprezzando “l'onestà intellettuale” del ragionamento del collega Lignani, senza condividerne le conclusioni ha ammonito a “non rileggere il passato in maniera diversa da quanto la storiografia ufficiale ha sancito. A livello parlamentare c'è un duplice e pericoloso tentativo revisionista, che sancisce il coronamento di una strategia che mira a relegare l'antifascismo al passato, con il rischio di mettere in discussione la nostra stessa democrazia”.

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