ROMA - Le indiscrezioni di fine agosto hanno trovato una definitiva conferma. Claudio Scajola, sull’esempio del premier Berlusconi, non si presentera' ai magistrati della procura di Roma che gli avevano notificato un invito a comparire per violazione della legge sul finanziamento ai partiti in relazione alla compravendita e ai lavori di ristrutturazione dell'appartamento di via del Fagutale, a due passi dal Colosseo.

L'appuntamento era fissato per il 21 settembre ma l'ex ministro dello Sviluppo Economico, attraverso i propri difensori, ha fatto sapere che non ci andra'. E ai magistrati interessati (il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il pm Ilaria Calo') non verra' recapitata, salvo ripensamenti dell'ultima ora del parlamentare, neppure una memoria scritta.

Gli inquirenti, che nei giorni scorsi hanno proceduto a una serie di audizioni, rimangono convinti che il deputato del Pdl abbia in buona parte acquistato l'abitazione e fatto eseguire alcuni lavori di ristrutturazione (tra il 2004 e il 2006) con i denari messi a disposizione dall'imprenditore Diego Anemone, per il tramite del suo stretto ex collaboratore, l'architetto Angelo Zampolini.

E poiche' anche Anemone, se venisse convocato, si avvarrebbe della facolta' di non rispondere, ai pm romani non resterebbe che convocare Zampolini (che a Perugia ha patteggiato una condanna a undici mesi di reclusione per favoreggiamento), sia pure nella veste di testimone assistito. In ogni caso, l'inchiesta sembra essere ormai giunta alle ultime battute.

Quanto a Scajola, l'avvocato Giorgio Perroni ha cosi' spiegato la strategia difensiva: "Noi riteniamo che alcuni testi non abbiano detto la verita' in questa vicenda. E il mio assistito, quale indagato, ha tutto il diritto di vedere gli atti per capire chi e perche' lo chiama in causa e poi potra' valutare se rispondere ai pm. Su questa storia ci hanno messo le mani due procure per oltre due anni".
 

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