Nuovo disastro finanziario Bank of Ireland migliaia di euro depositati in questa banca anche da cittadini Umbri andati in fumo Ancora brutte sorprese, per i piccoli investitori, dall’incerto mercato degli strumenti finanziari. Stavolta è toccato a quei malcapitati che, ignari, avevano investito nelle obbligazioni emesse da Bank of Ireland, i quali in questi mesi si sono visti liquidare il capitale in anticipo e in misura pari alla centomillesima parte dell’investito.

Peggio che con le obbligazioni Argentina, Cirio e Parmalat. E in questo caso non si tratta nemmeno di emittente fallito o decotto. Anzi, il blasonato e insospettabile istituto irlandese incredibilmente gode ancora dei migliori rating, grazie agli ingenti aiuti economici ottenuti dal proprio governo.

Eppure nessuno ne parla, eccetto una recente interrogazione parlamentare e un paio di articoli su giornali specializzati, forse perché nemmeno gli interessati se ne sono ancora accorti, dato che le banche intermediarie si sono limitate ad accreditare sul loro conto quei pochi spiccioli senza nemmeno comunicare che si trattava di tutto ciò che resta del loro investimento.

Ma andiamo con ordine. Il titolo in questione è un’obbligazione subordinata, ossia un titolo che viene pagato solo dopo che sono stati soddisfatti tutti gli altri creditori.

Per i primi dieci anni, lo strumento ha corrisposto cedole fisse pari al 4,6 percento del valore nominale su base annua. A partire dal maggio 2014 e fino al 2019, gli interessi avrebbero dovuto essere corrisposti secondo cedole variabili, legate all’Euribor. Alla scadenza, fissata al 2019, era previsto il rimborso del 100 per cento del valore nominale, con la possibilità per la banca di riscattare il titolo prima, a partire dal 2014. Sennonché, il governo Irlandese, con un piano di ristrutturazione ad hoc, si è sobbarcato tutto il debito dell’istituto divenendone il principale azionista e nel contempo ha stabilito che a pagarne le spese sarebbero stati gli investitori con in mano le obbligazioni subordinate.

Il piano per scaricare i costi del salvataggio sui risparmiatori è partito a dicembre 2010, allorché sono state lanciate le offerte per scambiare le obbligazioni con azioni della banca o, in alternativa, con denaro contante per il 10 per cento o il 20 per cento del valore nominale delle obbligazioni. Era tuttavia prevista una serie di limitazioni che teneva conto della nazionalità dell’investitore e dell’ammontare dell’investimento (50.000 euro taglia minima), che di fatto tagliava fuori, tra gli altri, i piccoli investitori italiani.

Costoro, non potendo accedere alle due suddette offerte, si sono visti applicare il trattamento peggiore, ossia il riconoscimento di 20 centesimi per ogni nominali 20.000 euro. La Consob, investita della questione da una pensionata vittima del sistema applicato dalla banca irlandese, si difende sostenendo che i titoli in questione non risultano ammessi a quotazione su mercati regolamentati italiani, né sono stati oggetto di sollecitazione al pubblico in Italia. Pertanto, relativamente a tali emissioni, essa non avrebbe svolto alcuna istruttoria finalizzata alla pubblicazione di prospetti di ammissione a quotazione ovvero di sollecitazione all’investimento.

Insomma, l’Autorità di vigilanza, a suo dire, non avrebbe alcuna colpa. E le banche? Adoc Umbria nel denunciare l’ennesima operazione a danno dei risparmiatori offre consulenza e assistenza a quanti siano rimasti vittima di questa ennesima disavventura . Per contatti urgenti 3356975877

Angelo Garofalo Presidente Adoc Umbria
 

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