PERUGIA - “Negare” è uno strumento della politica, usato spesso per contraddire l’avversario o anche come tattica difensiva, secondo la quale si confuta una tesi ostile o scomoda negandone l’evidenza. Ma se è evidente, come si fa a negarla? E’ la politica bellezza! In politica si può negare l’evidenza e se si è in buoni rapporti con media compiacenti alla fine convincere il pubblico che quello che è sotto gli occhi di tutti non esiste.

Il Don Ferrante personaggio dei “Promessi Sposi “di Manzoni è uno dei più famosi esempi letterari di come ciò possa accadere. Egli infatti davanti al dilagare della peste a Milano, ne nega l’esistenza a sostegno di una visione filosofica del mondo che altrimenti verrebbe demolita ed essendo coerente nella negazione, ovviamente si rifiuta di prendere qualsiasi precauzione per evitare il contagio, infatti morirà di peste. Così davanti all’evidenza degli eccessivi privilegi dei politici nostrani, Massimo D’Alema, novello Don Ferrante, ha candidamente dichiarato in pubblico che la casta dei politici “non esiste”.

Se vogliamo proprio dare una mano a colui che è stato per lungo tempo classificato come uno dei più acuti leader della sinistra italiana si potrebbe dire che può non esistere la casta in quanto tale, ma i privilegi esistono eccome! Ma vallo a dire a Massimo……la sua è stata invece una negazione netta e inoppugnabile, tesa a convincere il pubblico che non esistendo la casta, non è più il caso di parlarne. Un esempio da manuale. Ma come dimostra la vicenda di Don Ferrante la negazione può non essere salvifica, ovvero di negazione si può anche morire. Detto questo occupiamoci di un altro eclatante caso di negazione ad uso politico della realtà: Nonostante imput autorevoli compreso quello della Direzione Antimafia Nazionale , si è perpetuata per anni la negazione di un fenomeno che le cronache di tutti i giornali stanno in questi giorni evidenziando: la penetrazione delle organizzazioni criminali in Umbria.

Si è negata per troppo tempo quella che era ed è sempre più diventata una sconcertante realtà, così come la definisce il sostituto procuratore di Perugia Antonella Duchini :” Assistiamo a una progressiva mafizzazione del territorio umbro. L’Umbria non è più un’isola felice , non lo è più da anni anche se vi dicono il contrario….” Più chiaro di così….ma chi ha detto il contrario fino ad oggi? Chi ha minimizzato un pericoloso fenomeno in nome del consolidamento “politico”, di una immagine virtuosa della nostra regione nel cui tessuto sociale ed economico mai e poi mai avrebbe potuto prosperare la mala pianta mafiosa? Il Consiglio Regionale dell’Umbria è stato fra l’altro uno degli ultimi in Italia a dotarsi di una Commissione di inchiesta sulle infiltrazioni mafiose, che fin dall’inizio della sua attività ha immediatamente suonato il campanello d’allarme confermando la presenza della malavita organizzata nella nostra regione.

La negazione che per troppo tempo ha fatto seguito all’interrogativo “in Umbria è presente la mafia?” , da parte della politica locale, anche di fronte ai preoccupanti segnali che venivano dal territorio, costituisce un altro esempio classico del “negare” in politica. Negare a favore di una immagine rassicurante dell’Umbria, anche quando questa immagine era sempre più sbiadita, una immagine che ha costituito una importante rendita di posizione e che quindi non poteva e non doveva essere messa in discussione. Ma a che serve affermare la virtù quando poi non la si difende? La negazione in politica, può essere soltanto una tattica non certo una strategia, i cui nefasti effetti , come in questo caso, pesano ormai su tutti noi.

Gian Filippo Della Croce

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