All’apertura delle scuole, Orvieto tra le nuvole
Come capita ormai sempre più spesso, la città di Orvieto descritta dal centro destra cittadino, tra il detto e il non detto, si presenta come un luogo irreale. Una città tra le nuvole.
Nella città tra le nuvole “tutto procede bene nonostante le difficoltà”, afferma in un comunicato il PDL orvietano, “malgrado le Cassandre della sinistra” alla quale si chiede addirittura un mea culpa per aver detto delle “fandonie” sul bilancio approvato in luglio. Nella città tra le nuvole lunedì prossimo aprono le scuole. Alcune cifre potranno aiutare a capire quanto sarà soffice il rientro dalle vacanze per le famiglie. Quelle con figli in età di asilo nido l’avranno già capito.
Aver ridotto da 8 a 5 le fasce di reddito (sulla base del quale vengono calcolate le tariffe cosiddette “a domanda individuale”) ha portato ad un livellamento verso l’alto delle tariffe. Per questo saranno sempre meno le famiglie che possono usufruire di detrazioni: infatti, si pagherà o la fascia minima o la fascia massima in tutti i servizi. Con gli scaglioni di reddito più differenziati, prima, si cercava di rimediare al peso del costo dei servizi (asili nido, trasporti, mense) che, nelle fasce meno agiate dei cittadini, conta relativamente molto di più che nelle fasce di retribuzione più alte. Ma “tutto procede bene”, dice il governo cittadino.
Ricominceranno a circolare anche gli scuolabus: peccato che per motivi di “ottimizzazione” del servizio (anche questo aumentato del 10%) vi sono dei bambini delle lontane frazioni che passeranno sui sedili dello scuolabus lunghe ore di sonno.
Nella città tra le nuvole che vanta il culto della gastronomia, i pasti dei figli valgono oro. Dal 2009 (l’ultimo anno del governo di centro sinistra), il costo della mensa scolastica è aumentata del 57%. Dai 3,50 euro si è passati ai 5,50 euro. Se hai due figli in età scolastica, paghi 11 euro al giorno (in fascia massima). Ogni madre di famiglia si inorridirebbe se dovesse affrontare tale spesa in casa. Ma tant’è.
C’è da aspettarsi che molti figli vengano portati a casa all’ora di pranzo per poi riportarli a scuola nel pomeriggio.
Chi l’ha detto che il Comune deve pagare il pranzo degli scolari?” diranno i “liberisti”. Già, chi l’ha detto? Peccato che la convivenza sociale si basa, anche, sull’offerta di pari opportunità ai cittadini, piccoli o adulti che siano, e che la scuola è il primo luogo per metterle in pratica.
A tutto questo si aggiungono gli effetti della riforma Gelmini per cui ci troviamo classi da 28/30 alunni e insegnanti ridotti all’osso.
Ma la scuola italiana che era una delle nostre eccellenze? Cosa dovrà diventare?
La scuola è il futuro della società, e il nostro punto di partenza per la rinascita del paese.
Dobbiamo tutelarla e tutelare chi la frequenta: alunni e famiglie. Non si può considerarla solo come un costo.
Per questo siamo convinti che nell’agenda di un’amministrazione questi temi debbano stare al primo posto. Ad Orvieto, invece, vi sono domande che attendono risposte da tempo. Domande che sono fondamentali per il tessuto scolastico e sociale della nostra città.
Quando torneranno gli alunni di scuola media nella loro sede di Ciconia?
Quando finirà il tergiversare sulla sorte dell’Istituto d’arte?
Che fine ha fatto il progetto per la realizzazione della scuola materna di Ciconia?
Ci sono, certo, anche gli asili nido con le aree bambini e la sezione primavera che rispondono alle esigenze delle famiglie coi figli piccoli. Ma non erano stati creati proprio da quella sinistra che ha “portato la città al disastro”, e non è forse grazie alle cooperative sociali che sono stati potenziati i loro servizi tenendo bassi i costi?
Nell’ambito delle riforme attualmente in corso, la Regione Umbria ha appena pubblicato un bando per le cosiddette “Tagesmutter”: donne che vengono formate per offrire servizi di asilo nido nel proprio domicilio (i “nidi familiari”, pratica corrente da decenni nel Nord Europa, ma anche nel Trentino). L’urgenza di offrire servizi validi alle famiglie è sentita da tutti. Prima di tutto, dalle donne.
Ogni taglio sui servizi d’infanzia e sulla scuola sono altrettanti tagli sull’occupazione femminile. E’ risaputo che il gap strutturale dell’Italia rispetto agli altri Paesi europei sta nel sottoutilizzo della forza di lavoro femminile. Se non si tiene conto di questo fatto, a livello nazionale come a livello locale, la mille volte augurata crescita del Paese non avverrà mai.
Ma nella città tra le nuvole, la “concretezza e la progettualità” vantate dal centro destra, non contemplano le esigenze delle comuni famiglie con figli, prese dall’affanno per i tagli già effettuati a livello locale e per quelli a venire dopo la manovra “lacrime e sangue” del governo.
Pd Orvieto

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