Il Partito socialista di Perugia boccia senza mezzi termini la finanziaria: “La manovra elaborata dal Governo – sottolineano in coro Mario Catrana, capogruppo Sinistra e Socialisti per Perugia in Consiglio comunale e Franco Cocchi, coordinatore comunale del Psi – si limita a tagliare a a contenere i costi. Per lo sviluppo e il rilancio del Paese, di fatto, non è stato fatto niente. Il Governo ha fatto delle scelte che andranno a riversarsi prima di tutto sui servizi sociali destinati ai cittadini. Questa – sempre Catrana e Cocchi - è la conseguenza diretta della scelta di intervenire aumentando le tasse a carico della gente e tagliando gli enti locali. Mosse assolutamente inique, che minacciano di far saltare i livelli di servizi al cittadino che finora il Comune di Perugia, tra grandi sforzi, è comunque riuscito a mantenere. Si parla di servizi fondamentali, quali asili nido, scuole, assistenza sociale, trasporti. Un patrimonio che finora è stato a disposizione dei perugini, che però rischia di scomparire. La grande sfida che abbiamo davanti è mantenere i livelli dei servizi del Comune a fronte di questi tagli: più presenza del privato accanto al pubblico sarebbe opportuna”.

La “ricetta” socialista si basa, invece, sul concetto del “chi ha di più, dovrebbe pagare di più”. “Andrebbero tassate – affermano Cocchi e Catrana - le rendite finanziarie più elevate e andrebbe istituita una patrimoniale in forma progressiva sulle grandi proprietà immobiliari, che appartengono a quel 10% di italiani che detiene il 52% dell’intera ricchezza nazionale. Bisogna avere il coraggio di far pagare le tasse a chi non le paga, di impedire le fughe di capitali nei paradisi fiscali, di operare scelte che favoriscano investimenti in Italia. Servono, accanto ai tagli, misure per favorire la crescita e l’attrattività di imprese, come sgravi fiscali per quelle che investono in Italia, in ricerca tecnologica e assumendo giovani lavoratori con contratti dignitosi. In una fase delicata – affermano Catrama e Cocchi - per gli equilibri economico-sociali come questa attuale, una manovra di questa portata non può procedere a pezzetti, soprattutto perché si tratta di una finanziaria di rientro dei conti pubblici. Serve, per questo, un’idea reale e concreta per riformare lo Stato. Ma, ad oggi, non abbiamo visto alcuna valida soluzione”.

Critiche anche sul passo indietro compiuto sulla questione dell'abolizione delle Province: “Rinviare tutto ad una futuristica riforma costituzionale – affermano Catrana e Cocchi - legando il taglio delle Province a quello dei parlamentari è un modo subdolo per decidere di non decidere. Infatti, la storia del nostro Paese è ricchissima di riforme costituzionali annunciate e mai realizzate. Inoltre, è bene considerare che l’iter della presunta legge costituzionale sarebbe molto lungo e soggetto agli immancabili veti della Lega Nord”. La conclusione è amara: “A fronte di tutto questo, il Paese ha perso un’altra occasione per rivisitare la sua struttura territoriale e adeguarla alle esigenze del tempo. Ma, al contempo, il Governo si è fatto trovare ancora pronto a colpire sulle teste dei lavoratori dipendenti, dei malati, dei pensionati, dei giovani e delle donne”.

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