PERUGIA - Non ci sara' una nuova perizia sulle tracce di Dna al centro del processo di secondo grado a Raffaele Sollecito e Amanda Knox per l'omicidio di Meredith Kercher, come chiedeva invece il pm. E non verra' risentito l'ex pentito Luciano Aviello.

La Corte d'assise d'appello di Perugia ha chiuso oggi l'istruttoria dibattimentale durata poco meno di un anno e dal 23 settembre la parola passa all'accusa per la requisitoria. Quindi le arringhe delle difese e la sentenza attesa tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre.

Oggi la procura generale ha tentato un ultimo attacco alla perizia, disposta dalla Corte, che ha definito ''non attendibili'' le analisi della scientifica sulle tracce di Dna sul coltello considerato l'arma del delitto e sul gancetto di reggiseno indossato dalla Kercher quando venne uccisa. Uno dei cardini accusatori, se non quello principale.

Il pm Manuela Comodi ha parlato di ''dati oggettivi che rendono irrimediabilmente lacunosa'' la perizia. A suo avviso gli esperti hanno ''omesso di riferire alla Corte'' di macchinari in grado di leggere tracce anche minime di Dna sul coltello. ''I periti - ha sottolineato il magistrato - non hanno risposto ai quesiti ma lanciato dubbi. Hanno detto che tutto e' possibile''.

''Perizia oggettivamente inadeguata'' anche secondo l'avvocato Francesco Maresca, legale dei Kercher. Da tutto questo e' scaturita la richiesta dei pm di affidare nuovi esami a nuovi esperti. Ma anche di risentire Aviello che ha prima accusato il fratello dell'omicidio Kercher e poi ritrattato ed e' stato indagato per calunnia. Istanze alle quali si sono opposte le difese.

In circa un'ora di camera di consiglio la Corte ha quindi deciso di chiudere l'istruttoria senza altri atti. Per i giudici ''la nuova deposizione teste Aviello non appare indispensabile''. ''Superflua'' e' stata definita nell'ordinanza la rinnovazione della perizia. ''Dal momento che - hanno sostenuto i giudici - a prescindere dalla sussistenza o meno delle lacune prospettate dalla procura generale, condivise dalle parti civili, gli accertamenti compiuti dai periti e gli elementi di valutazione proposti dai consulenti delle parti consentono a questa Corte di formarsi un proprio ragionato convincimento''.

Per la Comodi le prove scientifiche ''comunque non si risolvono nel gancetto e nel coltello'' e la presenza degli imputati ''sul luogo del delitto emerge da tantissimi altri elementi''. La perizia - disposta nel dicembre scorso dai giudici richiamando la norma del codice che prevede la condanna ''soltanto se l'imputato risulta colpevole al di la' di ogni ragionevole dubbio'' - ha pero' messo in discussione due degli elementi sui quali si era basata in primo grado la condanna di Sollecito e della Knox a 25 e 26 anni di reclusione detenuti dal novembre del 2007 e che si sono sempre proclamati innocenti.

Per l'avvocato Giulia Bongiorno, uno di difensori di Sollecito va ricordato che l'estraneita' del giovane pugliese ''emerge da ogni pagina del processo e quindi la perizia e' una delle numerose prove che lo scagionano ma certo non l'unica''.

L'avvocato Luciano Ghirga, uno dei legali della Knox, ha rivelato di essere fiducioso ma ha anche sottolineato che ''rinnovazione della perizia non ammessa uguale esito del processo favorevole e' un'equazione giuridicamente non consentita''.

E se da un lato oggi Francesco Sollecito ha ''piu' speranza di prima di portare a casa'' il figlio Raffaele che ''conta ormai i giorni che mancano alla fine di questo calvario'', Amanda ''comincia vedere la luce in fondo al tunnel'' ma e' anche ''molto stressata''. ''Ha paura - ha spiegato l'avvocato Ghirga - che arrivi qualcosa di nuovo e di negativo''.

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