E’ davvero singolare come una organizzazione sindacale, in un momento come l’attuale dove si reiterano ogni giorno attacchi ai diritti del lavoro e in particolare ai lavoratori pubblici, si preoccupi di “ragionare” sulle adesioni dello sciopero generale della CGIL portando dati non corretti e operando una mistificazione delle cifre stesse,

La Uil ben sa che i dati di adesione dello sciopero nel pubblico impiego in alcuni settori possono essere oggettivamente misurati solo dopo alcuni giorni e nella misurazione vanno comunque considerati i lavoratori destinatari di provvedimenti di precettazione per la garanzia dei servizi minimi essenziali. La definizione esatta delle assenze non è ad oggi misurabile nella Regione dell’Umbria dove nella giornata dello sciopero generale della CGIL risultavano assenti senza giustificativo ben il 40% dei lavoratori.

Dati precisi sono stati già rilevati dall’Inps dell’Umbria, ente in cui hanno scioperato 124 lavoratori su un totale di 350 presenti, con una adesione nella sede regionale di ben 26 lavoratori sui 49 in organico.

All’Agenzia dell’entrate di Perugia l’adesione è stata di 70 lavoratori su 205 addetti e all’Inpdap di Perugia hanno scioperato con la CGIL 26 lavoratori su 81 addetti.

Per chiarezza vanno ricordate altre percentuali: Sogepu oltre il 90% di adesioni. Centro Ambiente (37 scioperanti su 40 addetti esclusi precettati) 100% di adesioni, Gesenu 30%, Comune di Todi 30%,Comune di Città di Pieve 30%, asl 3 40%, Fabbrica d’Armi di Terni 38% e va evidenziato, ad esempio, che il Museo Archeologico dell’Umbria è stato chiuso per tutto il pomeriggio per lo sciopero e la Galleria Nazionale dell’Umbria è stata completamente chiusa per l’intera giornata.

La Cgil continuerà, comunque, la massima mobilitazione contro questa manovra del governo tanto iniqua quanto inutile che invece di sanare l’economia del Paese attua un attacco ai diritti del lavoro cancellando conquiste e destrutturando il lavoro pubblico.

I dipendenti pubblici non sono né un peso né rami secchi da tagliare,in Umbria come in tutto il Paese vanno salvaguardati e tutelati i servizi pubblici contrastando ogni ipotesi di privatizzazione di quei “beni comuni” che oltre all’acqua sono la salute, la previdenza e lo stato sociale.

Fp cgil Umbria
Vanda Scarpelli

 

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