di Nicola Bossi

PERUGIA - Il verdetto di assoluzione o di condanna per Amanda Knox e Raffaele Sollecito, già in carcere per l'omicidio di Meredith Kercher, passerà quasi esclusivamente dai dubbi o dalle certezze emerse sulla perizia Dna vista, approvata, rivista, bocciata, ora difesa dall'accusa e messa sotto accusa dalle difese. L'udienza di oggi ha confermato l'analisi. Il consulente di Amanda e Raffaele, Adriano Tasgliabracci non ha dubbi: "procedura non corretta nell'analisi del materiale sul gancetto di reggiseno indossato da Meredith Kercher sul quale è stato trovato il Dna della studentessa inglese misto a quello del giovane pugliese".

Contaminazione allora. No, decisamente no per il Pm Manuela Comodi, la biologa Patrizia Stefanoni - autrice della prima perizia ora vivisezionata da tanti tecnici - e dal consulente di parte Giuseppe Novelli: "procedura secondo standard, precisa e chiara". Novelli ha detto di più: non c'è la controprova di un contaminante nei reperti". Scontro anche sulla quantità minima di Dna per individuare con certezza il profilo genetico. La perizia super partes indica i 100picco grammi a fronte dei 25 di quelli esaminati dalla scientifica. Per Novelli con le nuove tecnologie "si possono individuare intorno ai 20-25 picco grammi". Il perito delle difese poi fa un affondo duro: Alcune interpretazioni sono state piegate alle esigenze dell'accusa. Valutando in altra maniera gli stessi elettroferogrammi si ottiene un profilo diverso da quello di Sollecito, di uno sconosciuto". Per il Pm Comodi invece l'intervento dell''altro consulente, Giuseppe Novelli, "è stato altrettanto chiaro e decisamente incisivo, direi definitivo".
 

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